Presentato “Non Paper” italo-ceco al Consiglio Ue Competitività

Strasburgo, 28 nov. (askanews) – Occorre intervenire urgentemente per affrontare l’attuale crisi del settore automotive europeo, caratterizzata da “un bollettino di guerra” con chiusure di fabbriche e licenziamenti ogni giorno, e anticipare all’inizio del 2025 la revisione del regolamento Ue che ha fissato al 2035 l’obiettivo zero emissioni di CO2 (“net zero”) per tutti i veicoli immessi sul mercato. Le clausole di revisione del regolamento prevedono invece di aspettare la fine del 2026 per i veicoli leggeri e il 2027 per i veicoli pesanti.

Lo ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, durante il suo intervento nel dibattito pubblico del Consiglio Competitività dell’Ue, in corso a Bruxelles

“Il settore delle auto – ha detto Urso – è il simbolo della transizione energetica ed ecologica ed è quello su cui si sta sviluppando il confronto a livello mondiale, e anche la guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina. Noi abbiamo indicato una strada ambiziosa e straordinariamente sfidante per il 2035, perché pensiamo che questa strada poi debba essere percorsa anche dagli altri continenti. Se raggiungiamo l’obiettivo con un’industria ‘net zero’ avremo indicato una strada di successo, anche agli altri”. Ma “se invece raggiungiamo quella data con zero industria – ha avvertito il ministro -, avremmo certificato il nostro fallimento, e nessuno ci seguirà”.

“Quello a cui assistiamo – ha rilevato Urso – è un bollettino di guerra: ogni giorno vengono annunciate la rinuncia a realizzare ‘gigafactory’ o la chiusura delle ‘gigafactory’ già create nel nostro continente. E ogni giorno vengono annunciate chiusure degli stabilimenti con licenziamenti di decine di migliaia di operai, perché le imprese automobilistiche non vogliono cadere sotto le penalità miliardarie che dal prossimo anno saranno loro somministrate”. Il riferimento è alle multe che le industrie automobilistiche dovranno pagare se non raggiungeranno gli obiettivi del 2025, già fissati da tempo, per la riduzione delle emissioni del loro parco auto.

“Per questo – ha continuato il ministro rivolto ai suoi colleghi dell’Ue -, insieme ad altri paesi, con la Repubblica Ceca proponente e poi Slovacchia, Romania, Bulgaria, Austria, e Polonia, vi presentiamo questo ‘Non Paper’ in cui confermiamo l’obiettivo della piena decarbonizzazione al 2035, ma chiediamo che siano create le condizioni, come indica anche il report di Mario Draghi, per giungere competitivi a quell’obiettivo. E quindi chiediamo che siano anticipate all’inizio dell’anno prossimo le clausole di revisione già previste per la fine 2026 per i veicoli leggeri e nel 2027 per i veicoli pesanti”, nel nuovo regolamento Ue.

Secondo Urso, altrimenti, “in questa incertezza su quello che comunque decideremo fra due anni nessuno più investe, né le imprese, né i consumatori. Paralizziamo il percorso”. E invece “occorre intervenire subito, e noi riteniamo di farlo con una visione di piena neutralità tecnologica, che è l’espressione migliore della libertà su cui si fonda il nostro continente, la nostra Unione europea, chiedendo di coniugare una sostenibilità industriale e sociale con il percorso della decarbonizzazione, e con risorse significative al sostegno delle imprese, come fanno gli Stati Uniti”.

Inoltre, occorre garantire, “una politica commerciale di tutela della concorrenza leale, come fanno altri continenti”, e “un sostegno importante, attraverso un Piano automotive, anche alle famiglie europee che oggi non si possono permettere di comprare un’auto elettrica o ecologicamente sostenibile”.

“Dobbiamo decidere insieme, perché questa è la sfida e queste sono le sfide per l’Europa, e dobbiamo decidere subito – ha insistito Urso – perché il nostro ritardo con gli altri continenti si accumula ogni giorno di più. E dobbiamo decidere con realismo affrontando la realtà per quella che essa è: dobbiamo rispondere – ha sottolineato il ministro – all’accorato appello delle imprese e dei lavoratori europei che si sentono minacciati nella propria sopravvivenza”.

“Io credo che siamo in condizione di farlo, e nel farlo – ha aggiunto Urso – dobbiamo anche considerare che alla fine del percorso dobbiamo raggiungere l’autonomia strategica. Perché – ha concluso – se alla fine del percorso passiamo dalla subordinazione drammatica ai carburanti fossili della Russia, a una peggiore subordinazione tecnologica ad altri attori statuali (il riferimento implicito è alle materie prime, soprattutto cinesi, ndr), allora passeremmo dalla padella alla brace”.

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