Calano esportazioni, bene servizi e turismo
Roma, 20 nov. (askanews) – Nel 2024 l’economia lombarda ha continuato a crescere, seppure in misura contenuta. Stime della Banca d’Italia indicano un aumento del prodotto dello 0,4 per cento per il primo semestre, in linea con l’andamento nazionale. È proseguito il calo delle esportazioni, soprattutto verso i paesi dell’area dell’euro e gli Stati Uniti. L’indicatore coincidente Regiocoin Lombardia segnala che la debolezza che ha caratterizzato il 2023 e la prima parte del 2024 è proseguita anche nel terzo trimestre dell’anno. Lo riporta il rapporto di aggiornamento congiunturale “L’economia della Lombardia”, pubblicato dall’istituzione di Via Nazionale.
La crescita si è mantenuta sostenuta nel settore dei servizi, si legge, soprattutto in quei comparti che hanno beneficiato dell’aumento dei flussi turistici. Nell’industria, la produzione è diminuita, risentendo della debolezza della domanda sia interna sia estera; l’indagine periodica della Banca d’Italia[1] ha rilevato un calo del fatturato nei primi nove mesi dell’anno e le imprese prevedono per i prossimi sei mesi una stabilizzazione delle vendite. Risulta confermata la diminuzione della spesa per investimenti nel 2024 e il calo si estenderebbe al 2025. L’attività produttiva del settore delle costruzioni ha rallentato; il ridimensionamento degli incentivi fiscali per l’incremento dell’efficienza energetica è stato in parte controbilanciato dalla ripresa delle opere pubbliche sostenute dall’avvio dei cantieri del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
I profitti delle imprese lombarde si sono mantenuti elevati, prosegue Bankitalia, e la quasi totalità delle aziende ha valutato le proprie disponibilità liquide sufficienti per fronteggiare le necessità operative e il rimborso delle rate dei finanziamenti. La domanda di prestiti si è ridotta; dopo circa quattro anni di sostanziale stabilità, il rallentamento ciclico ha determinato una ripresa dei tassi di insolvenza sui debiti delle imprese.
Nel corso dell’anno l’inflazione al consumo in regione è rimasta prossima all’1 per cento; la dinamica ha rispecchiato la diminuzione dei costi delle utenze, a fronte di un moderato aumento dei prezzi dei servizi e una stabilizzazione di quelli dei prodotti alimentari. L’occupazione, si legge, ha continuato a crescere, ma hanno cominciato a manifestarsi segnali di cambiamento delle condizioni del mercato del lavoro. Sono diminuite le ore lavorate nell’industria ed è aumentata la Cassa integrazione guadagni. Il reddito delle famiglie ha ripreso a salire, beneficiando anche dell’aumento delle retribuzioni legate ai rinnovi contrattuali. L’andamento recente ha però solo compensato la perdita di potere d’acquisto subita nel biennio precedente e i consumi hanno ristagnato.
Le famiglie hanno ridotto i depositi bancari e riallocato i risparmi finanziari verso altre forme d’investimento, quali titoli di Stato e obbligazioni. I prestiti alle famiglie sono tornati a crescere, seppure in misura moderata, sostenuti principalmente dal credito al consumo. L’incremento dei mutui per l’acquisto di abitazioni, dice ancora Bankitalia, è stato invece contenuto e limitato al secondo trimestre, riflettendo la debolezza delle compravendite nel mercato residenziale.