“Oggi vignaioli sanno che senza grandi uve non si fanno grandi vini”

Milano, 29 set. (askanews) – “Quest’anno sono 42 anni che mi occupo di vino come giornalista, e 40 che seguo il vino italiano. Quarant’anni fa mio padre nella casa di Beverly Hills a Los Angeles aveva una bella cantina piena di vini francesi. E’ morto tre anni fa a 92 anni ma se fosse ancora vivo, oggi la sua cantina sarebbe certamente piena di vini italiani. Lo dico per spiegare che adesso l’Italia occupa una posizione incredibile nel mondo del vino, con vigneti spettacolari in posizioni ottime, con tanti territori dove si fanno vini con il cuore, unici al mondo, come ad esempio l’Etna o altre zone della Sicilia, che finalmente hanno ottenuto la visibilità che meritano. Oggi tutti parlano dell’Italia del vino e questo è il grande cambiamento che è avvenuto rispetto a quattro decadi fa”. Così James Suckling, uno dei più celebri e autorevoli critici enologici, parlando con askanews sintetizza l’evoluzione del vino italiano che pochi critici internazionali conoscono bene come lui.

Alla consegna a Milano del premio che l’Istituto Grandi Marchi gli ha attribuito per essersi contraddistinto nella divulgazione del vino italiano di qualità a livello mondiale, il 64enne critico statunitense ha ricordato di essere venuto in Italia per la prima volta nel 1983: “Lavoravo per ‘Wine Spectator’, che a quel tempo non aveva i soldi per potermi pagare la trasferta all’estero, così ero andato da mia madre e le avevo chiesto di prestarmi mille dollari, soldi che poi le ho restituito a rate di 100 dollari al mese”. “Mi ricordo che ero andato in Friuli da Livio Felluga, poi nelle Langhe da Conterno e da Ceretto, e dopo ancora in Toscana, nel Lazio e in Campania dove non mi dimentico di aver bevuto delle bottiglie pazzesche di Aglianico del 1958, del 1961 e del 1967” ha proseguito, sottolineando che a quel tempo “nelle Cantine italiane capitava spesso che ci fosse un odore strano, forse non tanto sano, con vini che avevano un gusto di Parmigiano, di legno vecchio, che puzzavano di acidità volatile”.

“In quegli anni, i vini italiani, tranne alcune eccezioni, non erano nemmeno paragonabili ai grandi vini francesi: quarant’anni dopo è cambiato tutto, è incredibile” ha raccontato ad askanews, spiegando che “nei primi vent’anni il cambiamento più importante a cui ho assistito ha riguardato il cambio di passo nel lavoro in Cantina, dove è stata portata più ‘pulizia’ e maggiore trasparenza, mentre nel ventennio successivo c’è stato un grande impegno sul versante della viticultura, dell’attenzione alle vigne. Adesso i vignaioli italiani sono molto più precisi – ha continuato – lavorano molto bene in vigneto e quello che ora è evidente, è che hanno capito che se non ottengono grandi uve, non possono fare grandi vini”.

“I grandi produttori italiani sono ora allo stesso livello dei più grandi produttori mondiali” ha aggiunto Suckling, per quasi trent’anni senior editor e responsabile della redazione europea di “Wine Spectator”, sottolineando che “oggi i migliori vini sono quelli figli di vigneti unici al mondo che quando li assaggi senti esattamente il territorio che li ha prodotti: l’Italia ne ha tanti perché ha tanti posti incredibili, alcuni dei quali non sono ancora conosciuti. La sfida dei prossimi dieci anni – ha proseguito – sarà quella di lavorare la vigna in modo da ottenere uve perfette e di non perdere nemmeno un po’ della loro qualità durante la vinificazione”.

“A quarant’anni dal mio primo viaggio, io rimango un’entusiasta dell’Italia e non ho perso né l’energia né la voglia di andare ad assaggiare i vini dai produttori e ancor di più di andare a visitare i vigneti” ha concluso il giornalista che si dice fiducioso sul futuro del vino. “Ho fatto qualche ricerca sulle nuove generazioni, sui ventenni di oggi, e quello che emerge è che sono assolutamente interessati al vino, così come lo sono anche alle birre artigianali, alle bevande spiritose e al cibo: sono interessati alla qualità” ha spiegato, aggiungendo che “questo è evidente, per esempio, in Asia (Suckling è residente ad Hong Kong, ndr), dove i giovani e sempre più donne, in Corea, Cina, Thailandia e Singapore sono interessatissimi al vino. Non vedo nubi all’orizzonte”.

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