Per rincaro prezzi dei risoni, anche qualità non è eccellente
Roma, 12 nov. (askanews) – Aumentano, a inizio campagna, i prezzi dei risi da risotto, con un record del +77% per l’Arborio rispetto ad un anno fa. L’inizio della campagna risicola 2024/25 è stato caratterizzato infatti da un generale rincaro dei prezzi dei risoni. A confermarlo è l’analisi trimestrale sui prezzi e sul mercato del riso e del risone realizzata dalla Camera di commercio di Pavia, con la collaborazione tecnico-scientifica di BMTI, nell’ambito delle proprie attività di supporto agli operatori locali del settore risicolo.
Come riporta l’analisi, i prezzi d’esordio risultano essere superiori rispetto alla scorsa annata per quasi tutte le varietà, con aumenti particolarmente marcati per i cosiddetti “Lunghi A”, ovvero le classiche varietà di riso per risotti, e i “Lunghi B”, ideali per insalate e contorni. Nello specifico, il confronto tra i prezzi registrati ad ottobre, nelle prime settimane di campagna, e quelli che si registravano dodici mesi prima ha evidenziato rincari del +32% per il Carnaroli, del +77% per l’Arborio e del +23% per il Roma.
Un incremento dipeso principalmente dalle forti e prolungate precipitazioni autunnali che hanno creato difficoltà e ritardi alle operazioni di raccolta, generando uno squilibrio tra una domanda in aumento e un’offerta limitata. Ritardi che potrebbero causare inoltre una qualità non buona del riso e anche una scarsa resa a causa dell’eccessiva permanenza in campo.
Peraltro, Arborio e Carnaroli accusano nell’attuale annata anche un significativo calo delle superfici coltivate, pari rispettivamente ad un -18,7% e a un -9,5% rispetto al 2023. Deciso aumento rispetto allo scorso anno anche per i prezzi dei risoni “Lunghi B”, con un +18%.
Per quanto riguarda il commercio estero, il primo semestre del 2024 è stato caratterizzato da una crescita su base annua di quasi il 12% dei volumi esportati di riso. L’aumento ha interessato soprattutto il riso semilavorato e lavorato (+9% rispetto al primo semestre 2023), grazie ai maggiori quantitativi spediti verso Germania e Spagna. Si registra, invece, una riduzione delle quantità importate di riso, in particolare per i risoni (-62% rispetto al primo semestre dello scorso anno) e per i risi semigreggi (-27,5%).