La frenata degli occupati, “Sembra confermata dall’aumento del ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese, soprattutto nell’industria”

“Ulteriori segnali critici emergono dal settore economico: i dati sull’occupazione di settembre diffusi dall’ISTAT mostrano una battuta d’arresto rispetto al mese precedente, con una diminuzione di 63mila unità. Questo andamento deve essere monitorato attentamente poiché, nonostante una crescita rispetto all’anno precedente, potrebbe essere collegato alla frenata dell’economia nel suo complesso attualmente in corso”.

“Migliori, tuttavia, sono i segnali provenienti dal fronte dei prezzi che indicano un prudente ottimismo: il dato sull’inflazione – che ha raggiunto valori molto bassi oscillando intorno all’1 per cento da circa un anno – nonostante una leggera risalita su base tendenziale, si trova infatti su un livello non preoccupante” – Nota di Confesercenti.

Il rallentamento dell’occupazione “sembra essere confermato dal crescente utilizzo di ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese, in particolare nell’industria. Considerando i primi otto mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023, le ore di Cig autorizzate risultano, aumentate del 20% per il totale dell’economia e del 32% per l’industria manifatturiera”.

“In particolare, a settembre rispetto ad agosto, si registra la diminuzione di 61mila lavoratori dipendenti (0,3%) e la stabilità di 2mila lavoratori indipendenti che da alcuni mesi hanno superato i 5 milioni di unità. È importante tenere presente che nella categoria degli ‘indipendenti’ ci sono diverse figure professionali: liberi professionisti, imprenditori, collaboratori, lavoratori autonomi con dinamiche differenti”.

“Nell’ultimo anno, ad esempio, nonostante una crescita complessiva di 29mila unità, c’è stata una diminuzione di 28mila lavoratori autonomi senza dipendenti. In contrasto, sia i lavoratori autonomi che i professionisti con dipendenti sono aumentati rispettivamente di 41mila e 10mila unità”.

“Lo scenario che non desta preoccupazioni particolari riguarda invece i prezzi. Anche se il consolidamento decisivo del ritorno all’inflazione dipende dalla graduale normalizzazione delle condizioni del mercato energetico, il percorso di recupero del potere d’acquisto delle famiglie prosegue, anche grazie alla ripresa salariale in atto in vari settori, soprattutto in quello dei servizi, con i rinnovi contrattuali che hanno iniziato a tenere conto degli aumenti inflazionistici pregressi”.

“I contratti già firmati prevedono che la crescita dei salari contrattuali rimanga robusta anche nella seconda metà dell’anno. Le famiglie potrebbero non aver ancora interiorizzato completamente questi fenomeni, ma ci sono effetti evidenti su incrementi della spesa”.

Ciro Di Pietro

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