Sindacato Ig Metall promette “resistenza che nemmeno si immaginano”

Roma, 28 ott. (askanews) – Si profila un durissimo scontro in Germania tra Volkswagen, sindacati e politica. La dirigenza della casa automobilistica punta a chiudere 3 dei 10 impianti nel Paese e vuole tagliare migliaia di posti di lavoro. A lanciare l’allarme è stata la presidente del Consiglio aziendale, Daniela Cavallo, un organismo di rappresentanza dei lavoratori nel direttorio.

Dopo due giorni di discussioni con il management ha incontrato i dipendenti presso il quartier generale di Wolfsburg. E ha riferito che il piano di riassetto prevede anche un taglio del 10% sulle buste paga dei circa 300.000 lavoratori, assieme al loro congelamento sul prossimo anno e il 2026, con cui le retribuzioni verrebbero complessivamente ridotte del 18%.

Nei suoi 87 anni di storia Volkswagen non ha mai chiuso impianti nella madre patria. Secondo alcuni analisti citati dal Financial Times, gli elementi finora delineati potrebbero essere una posizione negoziale per cercare poi di trovare un accordo sulla chiusura di 2 impianti. Il tutto mentre mercoledì la società riporterà i risultati di Bilancio del terzo trimestre, e subito dopo dovrebbe avviare trattative con i sindacati.

Questi ultimi minacciano “una resistenza che non possono nemmeno immaginarsi”, secondo le parole usate dal capo negoziatore di Ig Metall, Torsten Groege, contro quella che considera “una pugnalata al cuore dei lavoratori”. Sempre secondo il quotidiano finanziario britannico, un portavoce del cancelliere tedesco Olaf Scholz chiede che “i possibili errori gestionali del passato non si scarichino sui dipendenti”.

Ma in una nota, il direttore del marchio Volkswagen, Thomas Shaeffer ha rilevato che alcuni impianti tedeschi della società presentano costi pari al doppio di quelli delle case rivali. Che non si guadagna abbastanza per ogni veicolo prodotto e che la cosa “non può andare avanti sul lungo termine”, ha avvertito.

Il gruppo Volkswagen, come altre case automobilistiche europee, sta pagando caro l’effetto della debolezza economica e delle difficoltà collegate a una molteplicità di fattori, tra cui i rincari energetici legati a guerra in Ucraina e alle sanzioni contro gli approvigionamenti dalla Russia. Ma accusa anche le ricadute delle politiche di transizione energetica dell’Unione europea, che puntano a mettere al bando le auto a combustione, in particolare i sistemi diesel, su cui i produttori europei erano particolarmente competitivi, per spingere sull’elettrico, su cui all’opposto le case Ue sono spiazzate dalla concorrenza cinese.

Secondo Cnbc, oltre alle chiusure di siti Volkswagen vuole anche ridurre le attività sugli altri stabilimenti tedeschi. E punta ad disdettare gli accordi collettivi in base ai quali eroga gratifiche e bonus ai lavoratori.

La vertenza avrà inevitabili ricadute politiche, sia perché ad esempio lo Stato della Bassa Sassonia è un azionista di primo piano, con il 20% dei diritti di voto nella capogruppo. E ha già in precedenza affermato che la sua priorità è mantenere i livelli occupazionali. Sia perché tra poco meno di un anno, a settembre del 2025, in Germania si terranno le elezioni federali.

Nel frattempo alla Borsa di borsa di Francoforte, dove l’indice Dax oscilla attorno alla parità (+0,09%), nel pomeriggio il titolo Volkswagen perde un 2,41% a 95 euro per azione ordinaria.

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