Presente il padre di Giulia. La sorella Elena invece non c’è: non sono in grado

Venezia, 25 ott. (askanews) – “Avevo ipotizzato di rapirla in macchina insieme a me, poi allontanarci verso una località isolata e aggredirla, e poi anche togliere la vita a lei e poi a me”. Lo ha detto Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, per la prima volta in aula, al processo in Corte d’Assise a Venezia. Ad interrogarlo il pm Andrea Petroni. E’ presente anche il padre di Giulia, Gino Cecchettin, che tiene lo sguardo fisso su Filippo, mentre il giovane tiene gli occhi bassi. Il pm ha voluto sapere da Turetta il motivo delle ricerche online su alcune località di montagna nei giorni precedenti per capire se ci potrebbero essere i presupposti della premeditazione. Quell’elenco – ha ammesso il reo confesso – “l’ho scritto la sera del martedì 7 novembre. In quel momento avevo tanti pensieri sbagliati per la testa. È difficile da ammettere però sì, quando ho scritto la lista ho ipotizzato questo piano, di poter fare questa cosa: in un eventuale, futuro momento, di rapirla con me, stare qualche tempo insieme e poi inevitabilmente farle del male, toglierle la vita”. Ha dimostrato turbamento, Turetta, in questa ammissione, aggiungendo poi “ho scritto quella lista perché così è diventato qualcosa di più difficile da tirarsi indietro”. La lista degli oggetti comprendeva nastro isolante, sacchi della spazzatura e anche un badile, poi non acquistato. In auto sono stati trovati due coltelli dentro l’auto. Agli atti, anche una memoria scritta da Turetta, 40 pagine consegnate alle parti in cui ricostruisce, punto per punto, le fasi del femminicidio. Nell’interrogatorio Filippo non hai mai pronunciato finora il nome di Giulia. “Ha punito Giulia perché non voleva tornare con lui. E’ un omicidio premeditato, dove un uomo senza empatia ha colpito. Purtroppo, gli uomini senza empatia sono tutti uguali” ha detto Nicodemo Gentile, avvocato di parte civile per Elena Cecchettin, sorella di Giulia, durante una breve pausa della seconda udienza.

Elena, la sorella di Giulia, non era in aula. Il motivo lo ha spiegato lei stessa, in un messaggio. “Sarebbe per me una fonte di stress enorme e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado”. Intanto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha espresso la sua vicinanza alla famiglia: “Il nostro pensiero è sempre con papà Gino e con la sorella e il fratello di Giulia, che da un anno fanno i conti con un dolore che non si spegnerà mai”.

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