Progetto in discussione in Senato nella Settima Commissione
Roma, 5 ott. (askanews) – Sono anni che sul calcio italiano suona l’allarme rosso. Crisi di risultati sportivi, difficoltà delle società a raggiungere la sostenibilità economica, mancanza di stadi di proprietà, vivai giovanili che non producono talenti. Il tutto certificato da un indebitamento aggregato delle società di serie A, B e C di 5,6 miliardi di euro. Eppure il calcio professionistico è uno dei principali settori industriali italiani. Il fatturato diretto generato dal calcio in Italia è di 4,7 miliardi di euro, il 12% del PIL del calcio mondiale e rappresenta un asset strategico dell’intero Sistema Paese, con oltre 120.000 posti di lavoro e un impatto indiretto e indotto sul nostro Pil di 11 miliardi di euro.
Che sia necessaria una riforma complessiva dello sport più amato dagli italiani ne è convinto anche il Parlamento. In Senato, alla settima Commissione Cultura, è incardinato un progetto per ridisegnare il calcio italiano con una priorità assoluta: garantire la sostenibilità dell’intero settore sul lungo termine.
Ne abbiamo parlato con il senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, relatore del progetto. “Il Parlamento non può girarsi dall’altra parte quando c’è un problema di tenuta di sistema. Ci sono molte società di calcio che hanno deficit di bilancio molto importanti e ci sono anche competizioni internazionali che incominciano a drenare risorse dei diritti televisivi. E’ chiaro che la torta si sta restringendo e il Parlamento sta cercando di trovare delle soluzioni per far aumentare i ricavi a un settore che dà importanti contributi fiscali e previdenziali allo Stato e genera anche 11 miliardi di euro di Pil”.
Sono tre le priorità evidenziate da Marcheschi: “Serve una legge sugli stadi per permettere alle società di diventare proprietarie degli impianti, strutture polifunzionali, aperte tutta la settimana in modo da garantire più ricavi rispetto alla sola vendita dei biglietti delle partite. Occorre quindi istituire una cabina di regia con un piano di interesse nazionale anche in vista di Euro 2032, che vorremmo onorare al meglio. Non possiamo ospitare l’europeo in stadi vecchi”.
Il secondo punto su cui è necessario agire – ha proseguito il senatore di FdI – è la modifica del decreto ‘Dignità’ “che di fatto ha bloccato le sponsorizzazioni da parte delle società di betting. Ma, al di là dei giudizi di principio sui risultati che ha ottenuto la norma, il volume di denaro scommesso in Italia è in costante aumento: si è arrivati a 14,8 miliardi di euro. Il decreto ‘Dignità’, in vigore da 6 anni, ha evidentemente fallito. Il divieto di sponsorizzazione è stato aggirato e ha creato un danno economico al sistema”.
Per Marcheschi bisogna ragionare anche su un “decreto Crescita ma alla rovescia: invece di investire sugli stranieri che vengono a giocare in Italia, come è stato fatto in questi anni, occorre rendere più vantaggioso investire sui vivai in modo da far crescere il numero di giovani che giocano in Italia e soprattutto aumentare il bacino di talenti selezionabili per la nazionale, che ultimamente non riesce a raggiungere risultati. Su questo punto c’è ampia convergenza tra le forze politiche”.
Marcheschi confida su un veloce iter parlamentare del progetto. “Il fatto che il ministro Abodi, in audizione, abbia dato ampia fiducia alla Commissione è il segno che c’è la volontà di fare una riforma complessiva del calcio. Vedremo se riusciremo a trasformarlo in una legge delega per il governo o in un atto di indirizzo, ma io resto ottimista”.