E’ quanto emerge da studio Università statale Milano – Federchimica

Roma, 4 ott. (askanews) – Per affrontare la transizione digitale ed ecologica non bastano le tecnologie, servono le persone e le loro competenze. Le principali, in ambito tecnologico sono legate principalmente al machine learning, alla robotica e all’automazione; in ambito ecologico sono riferite in larga parte alla misurazione e comunicazione dell’impatto ambientale, alla gestione dei rifiuti e all’ottimizzazione dei processi produttivi.

Secondo lo studio “Competenze e ruoli emergenti per la transizione digitale ed ecologica.” presentato oggi a Milano, realizzato dal centro MEIEC – Milan Economic Impact Evaluation Center della Statale di Milano, in collaborazione con Federchimica e condotto dal gruppo di ricerca di Edoardo Della Torre, docente di Organizzazione aziendale del Dipartimento di Economia, le aziende chimiche, per vincere le sfide alle quali sono chiamate, necessitano di professionisti con competenze specifiche nel campo digitale ed ecologico. Le stesse necessità sono state evidenziate dalle aziende farmaceutiche coinvolte nello Studio.

Per stare al passo con l’innovazione – si legge in un comunicato di sintesi di Federchimica – occorre ridefinire il perimetro delle competenze per tutte le funzioni aziendali e dotarsi di nuove figure professionali. Infatti, il 70% circa delle aziende del comparto ha già introdotto o sta per introdurre nuovi ruoli con competenze specifiche per gestire la twin transition, ossia la transizione digitale ed ecologica. Tra i ruoli emergenti legati alla transizione digitale rientrano: Ingegneri dell’automazione e della robotica per i processi produttivi; Production Data Analyst e-Business Analytics Manager per l’elaborazione dati; Digital Campaign Manager e E-Key Account Manager per i nuovi canali di comunicazione e gestione dei clienti; Innovation Leader e Digital Business Partner per la gestione del cambiamento. Per la transizione ecologica sono richiesti in particolare Life Cycle Assessment Specialist e specialisti di riciclo e riutilizzo prodotto; Carbon Neutrality Manager e Sustainability Manager. Dallo studio emerge anche l’importanza di allargare il set di competenze possedute per tutti i ruoli organizzativi già esistenti.

La formazione erogata dalle università e dagli ITS per i giovani che si accingono ad entrare nel mondo del lavoro e l’aggiornamento continuo per coloro che già lavorano saranno fondamentali per gestire con successo la twin transition. “Siamo di fronte a veri e propri cambiamenti di paradigma, trasformazioni che interessano trasversalmente, e con una velocità senza precedenti, ogni settore di attività oltre che la società nel suo complesso”, commenta la Rettrice dell’Università degli Studi di Milano Marina Brambilla. “La sfida al centro di questa transizione è quindi capire in profondità come si stanno modificando ed evolvendo le competenze necessarie per superare lo skill mismatch che nel nostro Paese si continua a registrare anche nei settori industriali più avanzati. La formazione deve, quindi, continuamente dialogare con l’indagine scientifica, con il mondo aziendale e delle istituzioni, per dotarsi di tutti gli strumenti per creare professionisti allineati ai nuovi bisogni del mercato: in questo contesto, il carattere multidisciplinare della Statale è indubbiamente un punto di forza, un luogo e un’opportunità unica per superare visioni parziali, sviluppando quella sinergia tra ambiti diversi, premessa necessaria a soluzioni e risposte sistemiche e trasversali”.

“La carenza di competenze, tema prioritario a livello europeo, è avvertita anche nel nostro settore, nonostante le retribuzioni siano tra le più alte nel manifatturiero, gli ambienti di lavoro sempre più inclusivi e i sistemi di welfare di altissimo livello” ha sottolineato il Presidente di Federchimica Francesco Buzzella. “Conoscenze ed esperienze devono essere messe a fattor comune, rafforzando le sinergie tra mondo del lavoro, della formazione e delle istituzioni con l’obiettivo di dotare di competenze adeguate e attrarre sempre più talenti verso un settore che, per sua natura, è votato all’innovazione e alla ricerca di altissimo livello ed è, storicamente, all’avanguardia nella gestione e nello sviluppo delle relazioni industriali”.

Per questo, Federchimica, Farmindustria e le Organizzazioni sindacali di settore FILCTEM-CGIL, FEMCA- CISL e UILTEC-UIL, lanciano un Patto Sociale aperto a tutti gli attori, pubblici e privati, della formazione che condividono la necessità di ridurre il deficit di competenze richieste per affrontare le transizioni in atto.

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