Interventi al risparmio possono costare cari alla filiera
Roma, 3 ott. (askanews) – Per arginare e poi eradicare le epizoozie animali, come le epidemie umane, “occorrono piani pandemici che considerino ogni aspetto dell’azione di Sanità Pubblica Veterinaria, oggi a maggior ragione con una zootecnia più intensiva e concentrata in alcune regioni”. Lo sottolinea in una nota il SIVeMP, sindacato italiano veterinari di medicina pubblica, intervenendo nuovamente in materia di Peste suina africana, un virus che in Italia continua a diffondersi, salvo in Sardegna dove è stata ufficialmente eradicata. I veterinari sottolineano che “interventi settoriali, scoordinati, tardivi e al risparmio possono costare molto cari all’intera filiera”.
“Le regioni a maggiore concentrazione zootecnica, inoltre, sono quelle che hanno Servizi Veterinari più sguarniti – denunciano – e spesso ai medici veterinari che si dannano l’anima per contrastare la PSA, ma anche la Blue Tongue, o l’Influenza aviaria, si negano i pattuiti contributi stipendiali come accade in questi mesi in Lombardia, l’epicentro di diverse malattie infettive animali”.
Il sindacato chiede quindi che l’attività di vigilanza, controllo ed epidemiosorveglianza fatta dai Servizi Veterinari sulla fauna (cinghiali), negli allevamenti, nei macelli, sui mezzi di trasporto che connettono la rete della filiera zootecnico-alimentare, e per assicurare il rispetto delle norme che regolano le attività degli operatori lungo le filiere alimentari, “sia essere intensificata al massimo senza risparmio”.
“Una più forte organizzazione e dotazione organica dei Servizi Veterinari e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali – concludono – non è un lusso inutile per il nostro paese, è l’unico fattore decisivo per evitare che un comparto di straordinaria qualità e pregio economico venga messo in ginocchio da patologie virali”.