Anticipare revisione, o faremo deserto in regioni della ceramica
Bruxelles, 2 ott. (askanews) – Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, durante una conferenza stampa oggi a Bruxelles ha chiesto che sia anticipata al più presto non solo la revisione del regolamento Ue sulle emissioni di CO2 dalle auto, compreso l’obiettivo di veicoli nuovi a zero emissioni nel mercato europeo entro il 2030, ma anche la revisione, prevista anche in questo casi al 2026, della normativa sulla “borsa dei permessi di emissioni” (sistema Ets, “Emission Trade System”). Il sistema Ets è stato da poco riformato per essere coerente con il nuovo l’obiettivo generale di ridurre del 55% le emissioni climalteranti nell’Ue entro il 2030.
“Uno dei temi” da rivedere del Green Deal, ha sottolineato Orsini, “è sicuramente la rivisitazione della norma sull’Ets, perché sta impattando tantissimo sulle nostre industrie. Penso ad esempio all’industria della ceramica, che ha in questo momento enormi problemi di competitività; e oggi i nostri grandi produttori non stanno pensando di incrementare le produzioni in Italia perché sappiamo benissimo che questa norma” con l’obiettivo del 2030 “impatterà tantissimo. E questo impatto genera il fatto che comunque siano fuori mercato, in confronto a paesi come l’India che invece sta inondando l’Europa con prodotti a un prezzo bassissimo che ovviamente non hanno queste regolamentazioni”.
Il presidente di Confindustria ha precisato poi, sempre riguardo al tema dell’Ets, che “la ceramica indiana in Italia viene venduta a tre euro e mezzo; quella spagnola a 8,50 euro, grazie all’energia meno cara, la ceramica italiana a 12-13 euro. È un dato di questo lunedì o martedì, quando ho incontrato tutti i più grandi produttori di ceramica italiana. Nessuno di loro – ha riferito Orsini – sta pensando a un ulteriore investimento nel Paese e in Europa. Per andare al 2030 (cioè agli obiettivi Ue di riduzione delle emissioni previsti per quella data, ndr) sappiamo benissimo che si andrà ad assorbire il 5% del reddito di impresa” per pagare i permessi di emissione dell’Ets, ciò che “equivale agli investimenti totali del settore della ceramica”.
“La verità – ha detto ancora su questo tema il presidente di Confindustria – è che noi abbiamo settori come quello della ceramica che sono centralizzati in una regione, e lì si creerà il deserto, per una scelta fatta dall’Ue nel passato che danneggia un industria che dà un saldo positivo all’Europa di 30 miliardi”.
“Secondo un dato di Terna del 30 di luglio – ha rilevato ancora Orsini -, il 19% dell’energia utilizzata dal Paese su 100 nei primi sette mesi dell’anno viene dalle fonti rinnovabili, solare ed eolico, è solo il 19%, poi c’è il 16% dall’idroelettrico, il 40% dal gas, il 20% dall’acquisto da altri paesi, compresa il nucleare francese di vecchia generazione, e poi abbiamo l’1% di carbone e il 7% di varie. Ma come facciamo – ha chiesto – a sostituire il 40% di gas, con tutto quello che abbiamo fatto, con gli obiettivi che ci aspettano per il 2030?”.
“Chiediamo – ha insistito il presidente di Confindustria – di fare subito la revisione” della nuova regolamentazione del sistema Ets, “perché sennò è un tema di competitività, di concorrenza. Qui nessuno più sta investendo. Abbiamo mappato gli investimenti: gli investimenti negli Stati Uniti sono stabili e in Cina stanno crescendo, ma gli investimenti dagli altri paesi verso l’Europa stanno crollando. Ma perché crollano? Crollano – ha lamentato – perché c’è la regolamentazione europea, i vincoli europei sono troppo alti in confronto alle richieste geopolitiche di altri paesi.
“E una delle richieste, con la revisione – ha aggiunto a questo punto Antonio Gozzi, special adviser di Confindustria per l’autonomia strategica europea, presente alla conferenza stampa – potrebbe essere quella di riportare il sistema Ets a quello che era all’inizio: riservato esclusivamente all’industria e alle utilities, e non terreno di speculazione finanziaria dei fondi di investimento internazionali. Si può chiedere questo, o è una bestemmia? Ma dobbiamo per forza trasformare anche l’ambiente in una speculazione finanziaria?” ha chiesto Gozzi, precisando poi che il costo per le imprese delle quote di emissione del sistema Ets, oggi pari a 72 euro per tonnellata do CO2, “secondo le previsioni più ottimistiche aumenterà a 100-120 euro al 2030”.
Il sistema Ets, insomma, ha concluso Orsini, “ha generato una speculazione finanziaria per pochi”.