Potenziale sviluppo alto: consumo pro-capite 36 litri, media Ue è il doppio

Milano, 2 ott. (askanews) – “Le prospettive del mercato birrario in Italia e di Heineken sono positive. La crisi del Covid è stata sostanzialmente recuperata. E’ vero che nel mondo turbolento di oggi si sono innestati fenomeni come inflazione e perdita del potere d’acquisto. Ma le nostre birre hanno un rapporto prezzo qualità altissimo, anzi dovrei dire bassisimo nel senso che sono di altissima qualità ma con un prezzo contenuto e noi contiamo che le dinamiche di mercato nostre vadano in un trend positivo”. Così il direttore della comunicazione e affari istituzionali di Heineken Italia, Alfredo Pratolongo, in occasione dell’evento di celebrazione dei 50 anni di Heineken nel nostro Paese. Un elemento non trascurabile che incide su costi e consumi è il cambiamento climatico che “ha diverse conseguenze: una sulle materie prime perchè non garantisce continuità ma anche sui consumi perchè se fa troppo caldo si consuma più acqua e meno birra. Il cambio climatico è una sfida ma noi pensiamo che col portafoglio di birre che ha Heineken a disposizione, incluse analcoliche e le zero zero, abbiamo le armi adatti per continuare a crescere in modo sostenibile”.

Oggi una bottiglia di birra su tre bevuta in Italia è prodotta dal gruppo olandese che, con quasi 7 milioni di ettolitri, è stabilmente il primo produttore del Paese. Presente sul mercato con marchi come Birra Moretti, Ichnusa e Birra Messina, Heineken conta quattro birrifici dislocati su tutto il territorio – Comun Nuovo, nella Bergamasca, Pollein (Aosta), Massafra, in provincia di Taranto e Assemini nel Cagliaritano – e un network distributivo Partesa (leader della distribuzione e della formazione nel canale horeca con 40 depositi e 37.000 clienti). Una presenza industriale che in termini di occupazione registra oltre 2.000 dipendenti diretti.

Nonostante le prospettive positive indicate da Pratolongo il potenziale di sviluppo è ancora alto, considerato il consumo pro-capite in Italia. “Noi siamo molto contenti dei consumi di birra attuali perché continuano a crescere e perché c’è una prospettiva di crescita – ha osservato – ma di fatto sono circa 36 litri pro capite contro la media europea che é quasi il doppio. Questo vuol dire che ci sono molte prospettive positive per poter aumentare e migliorare”. Per farlo una delle leve è la destagionalizzazione dei consumi. “Una delle occasioni più semplici per iniziare un processo di destagionalizzazione serio è quello di collegare la birra al cibo. La strada per la destagionalizzazione può partire da questo: attualmente con i consumi di birra e con le modalità di consumo che hanno gli italiani la destagionalizzazione non è ancora avvenuta in modo pieno”. Uno degli strumenti è intervenire sulla spillatura in bar e pizzerie che aumenta la qualità del prodotto e aiuta ad aumentare la cultura della birra, spingendo così anche il consumo a casa. “Penso che ci sia un collegamento molto forte tra consumo domestico e consumo fuori casa, lo abbiamo visto nella pandemia, quando i consumi in casa sono aumentati enormemente – ha spiegato – Lì abbiamo scoperto che la birra è sinonimo di socialità. L’anno dopo nel 2022 i consumi fuori casa hanno avuto un picco molto forte. Adesso ci sono dei cambiamenti, una sorta di normalizzazione”. Il rapporto tra horeca e consumo domestico per Heineken è lo stesso del mercato “65% il primo e 35% il secondo”.

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