Giochi di potere nel suo partito, ma ora il problema è governare
Roma, 2 ott. (askanews) – La vittoria di Shigeru Ishiba nelle elezioni interne al Partito liberaldemocratico (Jiminto), che l’ha portato ieri a diventare il 102mo primo ministro del Giappone, è stato costruito, come sempre accade nella formazione politica che dagli anni ’50 del secolo scorso governa il Giappone in maniera quasi ininterrotta, nel retroscena. E questa volta la partita è stata particolarmente complessa e gravida di conseguenze, visto che si presentavano in tutto nove candidati, il numero più elevato da quando, nel 1972, è stato messo in campo l’attuale sistema elettorale di partito.
Il Nikkei ha fornito una serie di indiscrezioni relative alla partita che si è giocata dietro le quinte del partito, affermando che la vittoria di Ishiba venerdì al ballottaggio contro l’ex ministra dell’innovazione economica, la nazionalista Sanae Takaichi, è maturata all’interno di una partita giocata tra il primo ministro uscente Fumio Kishida e altri due ex primi ministri.
Il Jiminto è un partito organizzato per fazioni (habatsu), che sono qualcosa di abbastanza simile alle “correnti” che caratterizzavano in Italia la Democrazia cristiana nella Prima repubblica. Tuttavia, la crisi di consensi che si è determinata recentemente sulla scorta di una serie di scandali, tra i quali l’ultimo sull’utilizzo irregolare di fondi pubblici, ha portato a uno scioglimento, quanto meno formale, di queste articolazioni interne.
In particolare, la vittoria di Ishiba ha preso corpo tra il primo e il secondo turno di voto. Al primo Takaichi appariva avanti a Ishiba di 27 voti di grandi elettori, al secondo Ishiba ha prevalso di 21 voti. Se Takaichi avesse vinto, sarebbe diventata la prima donna premier del Giappone.
Nel ballottaggio, Ishiba ha ottenuto 189 voti tra i parlamentari del partito, rispetto ai soli 46 voti del primo turno. E’ quindi stato nella componente di parlamentari del corpo elettorale che è maturata la vittoria. La platea dei grandi elettori era formata da 367 parlamentari e 367 membri di base al primo turno. Al ballottaggio, convocato perché nessuno dei candidati al primo turno aveva raggiunto la maggioranza assoluta, hanno votato i 367 parlamentari e ognuna delle 47 articolazioni territoriali del partito ha espresso un voto.
Era la quinta candidatura di Ishiba alla presidenza del partito, e quindi alla premiership: nonostante fosse un candidato popolare nel più ampio pubblico, non era mai riuscito a raggiungere la vittoria. La chiave è stata il sostegno del primo ministro uscente Fumio Kishida e dell’ex primo ministro Yoshihide Suga.
Quando Kishida ha annunciato il 14 agosto che si sarebbe dimesso, Shigeru Ishiba e Shinjiro Koizumi il figlio 43enne dell’ex primo ministro Jun’ichiro Koizumi erano considerati i principali candidati per sostituirlo.
Suga – che si è dimesso da premier tre anni fa ed è stato sostituito da Kishida, diventandone uno dei più aspri critici – aveva espresso commenti positivi su Ishiba già a giugno, ma non aveva nascosto la sua intenzione di sostenere Koizumi, con cui condivide il collegio elettorale di Kanagawa.
Un terzo ex primo ministro, Taro Aso, dal canto suo non sarebbe stato soddisfatto dell’influenza di Suga sui due candidati che apparivano più solidi, cioè Ishiba e Koizumi, quindi sarebbe rimasto a guardare fino all’ultimo momento, dopo aver “bruciato” l’ex ministro per il Digitale Taro Kono, a cui in un primo momento aveva dato sostegno perché proveniente dalla sua fazione.
Quando, nel mezzo della campagna elettorale, era apparso chiaro che i tre papabili veri erano Ishiba, Takaichi e Koizumi. Con Ishiba che nei sondaggi tra i membri del partito appariva in testa rispetto a una Takaichi in forte rimonta e un Koizumi in caduta, perché alcune sue dichiarazioni ne tradivano una certa inesperienza. Cioè, la partita appariva incertissima e tutto si sarebbe chiaramente risolto in un ballottaggio, nel quale le combinazioni e le alleanze dietro le quinte diventavano decisive.
Aso, dal canto suo, non aveva motivo di sostenere Koizumi e appariva irritato rispetto a Ishiba (che nel 2009, quando era primo ministro, aveva fatto pressioni perché si dimettesse), tanto da dichiarare che, se il ballottaggio si fosse svolto tra quei due, sarebbe stato costretto a “lasciare il paese”. Quindi, il suo sostegno era ovviamente diretta a Takaichi. I parlamentari a lui vicini hanno votato per lei, che ha ottenuto al primo turno nella componente parlamentare 72 voti, un risultato inatteso.
A questo punto, però, con Suga pro-Ishiba e Aso pro-Takaichi, stava a Kishida far da ago della bilancia. Alla fine, a quanto dice il Nikkei, il premier uscente ha fatto convergere i suoi voti su Ishiba, perché le posizioni di Takaichi in materia di economia erano troppo lontane dalle sue. Inoltre, le tinte nazionaliste di Takaichi erano viste da Kishida, un attento ex ministro degli Esteri, come eccessivamente intense. Infine, troppi dei sostenitori dell’ex ministra provenivano dall’ex fazione di Shinzo Abe, il defunto ex primo ministro, spazzata via dagli scandali.
Alla fine, Ishiba eredita un partito frammentato, parcellizzato, in cui lo scioglimento delle fazioni ha portato a lotte di potere interne con fedeltà personali di natura quasi feudale che renderanno difficile per il nuovo leader trarre un minimo comun denominatore. Anche perché il nuovo premier, che ha una fama di persona che non le manda a dire, si è inimicato in passato molti capicordata con le sue critiche spesso aspre. I soli 46 voti tra i parlamentari che aveva ottenuto al primo turno sono un messaggio chiaro in questo senso.
Per promuovere l’unità, Ishiba ha offerto a Takaichi il ruolo di presidente del Consiglio generale del partito, un organo decisionale, ma lei ha rifiutato. Tra i membri della ex fazione Abe, che conta il maggior numero di parlamentari, nessuno è stato nominato nel governo di Ishiba.
Ishiba ha anche proposto ad Aso di assumere il ruolo di consigliere supremo del partito, un incarico rimasto vacante per 30 anni, e Aso ha accettato. Tuttavia, dopo l’incontro di lunedì, Aso ha lasciato la stanza prima della foto commemorativa con Ishiba, ignorando le voci che cercavano di fermarlo.
In questo contesto s’inserisce quindi anche la decisione di Ishiba di convocare per il 27 ottobre le elezioni politiche della Camera bassa, il più importante dei due rami della Dieta, nella speranza di capitalizzare il suo momento d’oro, rimescolando le carte nel Partito in maniera da poter giocare una mano più favorevole. E’ un rischio che il nuovo premier sa di dover correre.