Il fiammingo a Palazzo Ducale, Palazzo Te e Galleria Borghese
Milano, 22 set. (askanews) – Riscoprire la grandezza di Rubens attraverso due delle città italiane che hanno segnato la sua vicenda culturale e personale: Mantova e Roma, che dedicano all’artista fiammingo importanti esposizioni. Per presentarle, anche alla luce dei grandi prestiti internazionali, si è scelto di partire da Madrid, dal Museo del Prado e dal Thyssen-Bornemisza, e ovviamente dai loro Rubens.
Le prime inaugurazioni si terranno a Mantova, il 7 ottobre: “Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà” e “La Pala della Santissima Trinità”, ospitata a Palazzo Ducale. A raccontarci la relazione tra l’artista e la città dei Gonzaga, il direttore di Palazzo te, Stefano Baia Curioni. “Rubens – ha detto ad askanews – è un uomo molto particolare, è un grande intellettuale, un grande diplomatico cattolico che passa la vita cercando di saldare la lacerazione religiosa che si apre in Europa nel ‘600. Come opera questa pittura? Opera nella relazione con l’antico, la relazione con la grande potenza di Roma che lui vuole in un certo senso mostrare come una possibile prospettiva per l’Europa del futuro. Quindi l’incontro con Giulio Romano nel quale si raccoglie l’eredità di Raffaello e della pittura antica è cruciale perché da lì lui trova la fonte per rilanciare la sua opera”.
Il dialogo con la classicità e il desiderio di essere artista totale di Rubens ci portano poi a Roma, dove dal 14 novembre alla Galleria Borghese arriva il confronto con la grande scultura. Francesca Cappelletti, direttrice del museo romano: “Questo incontro con le statue – ci ha spiegato – è un incontro che sicuramente Rubens mette a grandissimo frutto e disegna molto, impara attraverso il disegno, anima le statue antiche attraverso il disegno ed è per questo che la mostra si chiama ‘Il tocco di Pigmaglione’. C’è quest’idea di animazione, di alterazione dell’antico, che Rubens rende più vibrante, rende più vivido, proprio attraverso il tratto e che poi, ovviamente, immette anche nella pittura”.
Le tre esposizioni sono raccolte sotto un unico cappello, che fa risalire all’opera dell’artista fiammingo “La nascita di una pittura europea”, ma sono anche l’occasione per riflettere sulla continuità del passaggio dal Rinascimento al Barocco e sulla relazione tra l’arte italiana e l’Europa.