Piogge e inondazioni in Austria, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia. Migliaia di evacuati
Roma, 15 set. (askanews) – Sei persone sono morte, annegate, in Austria, Polonia e Romania e altre quattro sono disperse nella Repubblica Ceca a causa del ciclone Boris, che continua a colpire l’Europa centrale e orientale portando piogge torrenziali e inondazioni che hanno costretto all’evacuazione di migliaia di persone dalle loro case.
Da giovedì, ampie zone di Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia sono colpite da forti venti e piogge insolitamente violente. Il vice-cancelliere austriaco, Werner Kogler, ha dichiarato oggi che un pompiere è morto mentre affrontava le inondazioni nella Bassa Austria. Le autorità locali, intanto, hanno dichiarato la provincia, che circonda la capitale Vienna, un’area disastrata.
Alcune zone del Tirolo sono state ricoperte da neve fino a un metro, una situazione eccezionale per metà settembre, mese che ha visto temperature fino a 30°C la scorsa settimana.
I servizi ferroviari sono stati sospesi nella parte orientale del paese questa mattina presto e diverse linee della metropolitana sono state chiuse a Vienna, dove il fiume Wien minaccia di straripare, secondo l’agenzia di stampa Apa.
I servizi di emergenza hanno effettuato quasi 5.000 interventi durante la notte nella Bassa Austria, dove le inondazioni avevano intrappolato molti residenti nelle loro case. I vigili del fuoco sono intervenuti circa 150 volte a Vienna da venerdì per liberare le strade bloccate dai detriti della tempesta e pompare l’acqua dalle cantine, hanno riferito i media locali.
Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha detto che una persona nella regione di Klodzko è annegata, mentre circa 1.600 persone sono state evacuate a Klodzko e le autorità polacche hanno chiamato l’esercito per supportare i vigili del fuoco sulla scena. “La situazione è davvero drammatica”, ha confermato Tusk questa mattina dopo un incontro a Klodzko, che era parzialmente sommersa dall’acqua. Ieri, intanto, le autorità polacche hanno chiuso il valico di frontiera di Golkowice con la Repubblica Ceca dopo che un fiume ne ha esondato gli argini, oltre a chiudere diverse strade e fermare i treni sulla linea che collega le città di Prudnik e Nysa. A Budapest, le autorità hanno alzato le previsioni di un aumento del Danubio nella seconda metà di questa settimana a oltre 8,5 metri, avvicinandosi al record di 8,91 metri registrato nel 2013. “Secondo le previsioni, una delle più grandi inondazioni degli ultimi anni si sta avvicinando a Budapest, ma siamo pronti ad affrontarla”, ha detto il sindaco di Budapest, Gergely Karacsony, citato dal Guardian.
Nel frattempo, la polizia nella Repubblica Ceca ha dichiarato che stamane che quattro persone sono scomparse. Tre erano a bordo di un’auto che è stata trascinata in un fiume nella città nord-orientale di Lipova-lazne, mentre un altro uomo è scomparso dopo essere stato travolto dalle inondazioni nel sud-est.
Ieri, invece, quattro persone sono morte nelle inondazioni nel sud-est della Romania. Nella regione più colpita, Galati nel sud-est, sono state danneggiate 5.000 case. Il presidente della Romania, Klaus Iohannis, ha detto che il Paese sta “di nuovo affrontando gli effetti del cambiamento climatico, che sono sempre più presenti nel continente europeo, con conseguenze drammatiche”.
Centinaia di persone sono state salvate in 19 aree del paese, hanno affermato i servizi di emergenza, pubblicando un video di case allagate in un villaggio sul fiume Danubio. “Questa è una catastrofe di proporzioni epiche”, ha detto Emil Dragomir, sindaco di Slobozia Conachi, un villaggio a Galati dove 700 case sarebbero state allagate. La Slovacchia, infine, ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale, Bratislava.