Con nome e simbolo in gioco anche gli accordi legali tra il fondatore e il Movimento
Roma, 12 set. (askanews) – Dalle parole ai fatti, Beppe Grillo non si ferma e dopo l’avviso inviato a Giuseppe Conte via social network sulla sua intenzione di “esercitare i diritti che lo Statuto mi riconosce in qualità di Garante” prende carta e penna e passa ai fatti. In una lettera inviata a Giuseppe Conte e al Comitato dei garanti del Movimento 5 stelle (composto dall’ex presidente della Camera Roberto Fico, dall’ex parlamentare Laura Bottici e dall’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, fedelissima del fondatore) Grillo mette sotto la lente d’ingrandimento praticamente tutti i passaggi previsti dal processo para-congressuale avviato dal leader del M5S Conte e che dovrebbe concludersi nell’assemblea costituente. Evento per ora in calendario per il 19 e 20 ottobre, anche se la grande mole di proposte ricevuta da attivisti, realtà organizzate del Movimento e anche esterne, richiederà un lavoro tale per l’organizzazione delle fasi intermedie del dibattito da consigliare probabilmente un rinvio. In serata poi Grillo sceglie di pubblicare la lettera sul suo blog.
Grillo quindi, dopo la diffida pubblica, si concentra su temi chiave, a partire dalla platea degli iscritti che potranno convalidare col voto le decisioni del processo costituente, sottoposta in questo periodo a una revisione: più larga la platea, più ampio il quorum necessario per superare eventuali obiezioni del Garante, che a norma di Statuto può fare ripetere le votazioni non gradite. Gli attivisti “inattivi” hanno recentemente ricevuto una mail nella quale si chiedeva loro di confermare l’iscrizione, almeno con un login all’area riservata della piattaforma online. “Un modo per allargare il coinvolgimento in questa fase di partecipazione, non per ridurre la platea o per buttare fuori qualcuno”, rivendicano al quartier generale di Campo Marzio. C’è chi giura, peraltro, che la scadenza di 5 giorni indicata nella missiva sia considerata “recuperabile”: chi dovesse chiedere di essere riattivato, anche successivamente, non troverebbe porte chiuse.
Ma Grillo nella missiva chiede chiarimenti (detto in altro modo: getta ombre) anche sul funzionamento materiale del processo costituente: ad esempio su come e da chi saranno estratti a sorte i 300 attivisti chiamati nella fase intermedia della costituente a discutere le sintesi delle 22mila proposte. E su chi e in che modo determinerà la selezione dei temi che poi andranno effettivamente in discussione. E soprattutto, al punto 3, chiede “quali esponenti del movimento hanno accesso all’anagrafica degli iscritti e quali di questi hanno il diritto di inviare loro comunicazioni e proposte. In proposito, ti anticipo che ritengo che fra questi debbano in ogni caso rientrare i principali organi dell’associazione, a cominciare dal sottoscritto”. Cioè Grillo di fatto intende fare la sua campagna contro Conte rivolgendosi direttamente agli iscritti anche prima dell’assemblea costituente.
Dagli ambienti vicini all’ex premier fanno sapere di non essere intenzionati ad “abboccare” all’esca delle polemiche e continuano a sbandierare il successo delle 22 mila proposte ricevute, e la necessità di coltivare una discussione “esclusivamente sui temi”, compresi naturalmente quelli interni sui quali il Garante ha cercato di porre il veto: nome, simbolo e limite dei due mandati elettivi in Parlamento e nelle amministrazioni locali. Niente numeri sugli iscritti, non c’è per ora l’intenzione di rispondere a Grillo né di rendere noti gli esiti di questa revisione: i dati saranno certificati come sempre, spiegano, quando le votazioni si faranno.
Finora, a parte Raggi, l’ex ministro Danilo Toninelli, forse il più veemente nel suo sostegno pubblico a favore di Grillo, e – con posizioni più defilate – l’ex assessora laziale Roberta Lombardi, storica capogruppo alla Camera degli esordi del M5S e la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone, che ha criticato il “verticismo” del Movimento, Grillo ha raccolto pochi consensi pubblici. “Sostenitori interni e di peso ne ha pochi, se non nessuno”, giura un parlamentare di lungo corso e di sicura fede contiana.
Nonostante il fantasma della scissione sia dietro l’angolo, nelle riflessioni in corso nel M5S sulle azioni di Grillo si inserisce anche un altro elemento, quello delle intese legali e dei rapporti contrattuali che il Garante ha conservato con il Movimento. Non solo la consulenza “da 300mila euro” ricordata da molti dei suoi critici, ma anche la garanzia di una “manleva” legale sulle cause civili nei suoi confronti. “Beppe – fa notare un esponente del gruppo dirigente a 5 stelle – rischia di perdere tutto, si sta infilando in un vicolo cieco. Sarebbe interessante capire se qualcuno lo ha spinto, o addirittura gli ha garantito protezione verso eventuali residui rischi legali per le vecchie storie delle espulsioni e delle mancate candidature di qualche attivista”. Grillo si è sempre vantato di essere “genovese”, anche ironizzando sulla vulgata che lo indica come particolarmente sensibile alle questioni finanziarie, “ma in realtà – racconta un’altra fonte interna – la gran parte delle cause, da quando c’è Conte, sono state chiuse. Forse Grillo potrebbe avere ancora in piedi la richiesta di un milione che gli fece Matteo Renzi. E magari non ha più paura. Oppure, al contrario, pensa di avere davvero ancora in mano l’uso del simbolo in esclusiva. Fissare questo punto in modo indelebile, che il simbolo è suo e che lo non si possa cambiare, gli garantirebbe di poter contrattare con Conte e chiunque altro per mantenere ‘manleva’ e consulenza a spese del Movimento”.