Sette su 10, ma in calo
Roma, 27 ago. (askanews) – Quasi sette lavoratori domestici su dieci sono stranieri (68,9%). La percentuale sale al 72,7% se si considerano solo i contratti di badante. In totale sono quasi 575mila di cui il 52,4% si occupa di assistenza alle persone. E’ quanto rileva l’osservatorio sul lavoro domestico di Domina relativo al 2023, che evidenzia un calo del 7,6% rispetto all’anno precedente.
Quasi la metà dei lavoratori domestici stranieri proviene da tre nazioni. La prima è la Romania (123mila pari al 21,3% del totale). Il secondo Paese più rappresentato è l’Ucraina con 90mila lavoratori (15,6%), seguito dalle Filippine con 63mila (11%). Il 6,3% proviene dal Perù (36.141), mentre il 5,7% dalla Moldavia (32.573). Sotto le 7mila unità Paesi come la Bulgaria, Senegal, Russia o Nigeria.
La tipologia di lavoro domestico sembra essere correlata con la provenienza. In base alla nazionalità cambia anche la tipologia di lavoro domestico: il ruolo di badante è maggiormente presente tra i Paesi dell’Est Europa come Georgia (84,9%), Bulgaria (74,1%), Ucraina (67,2%) e Romania (63,2%). Al contrario, si registra una netta prevalenza di colf per i lavoratori provenienti da Pakistan (85,4%), Filippine (83,8%) e Bangladesh (82,3%). Rispetto al 2022 i lavoratori domestici stranieri sono diminuiti del 7,6% e si registra una contrazione in quasi tutte le nazionalità. Tra i principali Paesi d’origine l’unico a riportare una crescita è la Georgia (+3,6%). A diminuire in modo notevole sono Albania (-14,1%), Marocco (-13,9%), Bangladesh (-42,3%) e Senegal (-31,8%). Il calo è probabilmente dovuto a un rimbalzo fisiologico seguito agli aumenti legati alla regolarizzazione del 2020.
Il peso del lavoro domestico è molto variabile. Per esempio, i cittadini romeni sono oltre un milione mentre gli ucraini 250mila e la comunità filippina conta 159mila persone. Il rapporto tra lavoratori domestici e popolazione residente indica la propensione al lavoro domestico per ciascuna nazionalità: Filippine, Ucraina, Perù ed El Salvador superano il 30%. Moldavia, Ecuador e Sri Lanka superano il 25%. Per le comunità più numerose l’incidenza del lavoro domestico si abbassa: è il caso della Romania (11,3%) o Albania (5,4%) e Marocco (5,1%). Un caso particolare è rappresentato dalla Georgia, dove il rapporto tra lavoratori domestici e popolazione residente raggiunge l’86,4%.
Mediamente, considerando tutti gli stranieri in Italia, il lavoro domestico rappresenta l’11,2% della popolazione. Se invece si considera la popolazione italiana il lavoro domestico rappresenta lo 0,5%.