A fine settembre elezioni interne decideranno per primo ministro
Roma, 14 ago. (askanews) – È di fatto partita la gara per il dopo-Kishida in Giappone. Le fazioni del Partito Liberaldemocratico (Jiminto), la formazione che mantiene le redini del governo nipponico in maniera quasi ininterrotta dagli anni ’50, hanno dato inizio alle loro schermaglie per nominare i pesi massimi del partito per le elezioni interne, dopo che il primo ministro Fumio Kishida ha annunciato oggi che non si candiderà e cederà la presidenza e, quindi, in maniera automatica, il posto di primo ministro.
Le elezioni del partito si terranno tra il 20 e il 29 settembre, dopodiché il Jiminto esprimerà il suo nuovo capo e quindi il nuovo capo del governo, che nel sistema politico nipponico è sempre il capo del partito di maggiotanza.
Il totonomi è pienamente in corso sulla stampa giapponese e i nomi che si fanno sono diversi. Uno di questi è l’ex segretario del Jiminto Shigeru Ishiba. Ma tra i papabili più spesso indicati ci sono anche l’attuale segretario Toshimitsu Motegi, il ministro per il Digitale (ed ex ministro degli Esteri) Taro Kono, ma anche l’ex ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi (figlio dell’ex primo ministro Jun’ichiro Koizumi) e la ministra per la Sicurezza economia Sanae Takaichi (il Giappone non ha mai avuto una donna a capo del governo).
L’annuncio odierno di Kishida – che ha detto di voler far capire all’opinione pubblica che il Jiminto “è cambiato”, facendo riferimento allo scandalo dei fondi neri che, ultimo di una lunga serie, ha ulteriormente minato la credibilità del partito e del governo – muove in maniera imprevedibile le caselle interne. Se Kishida fosse rimasto in gioco, sarebbe stato difficile per altri leader del partito spodestarlo.
Per candidarsi alla presidenza, un esponente politico deve ottenere il sostegno di almeno 20 parlamentari del partito, un ostacolo facilmente superabile per alcuni dei pesi massimi. Solitamente le elezioni interne a cui non si candida il presidente uscente solleticano gli appetiti delle fazioni e risultano piuttosto affollate. Gli ultimi esempi sono stati i cinque candidati del 2012 e i quattro del 2021. E’ probabile quindi che parta un corteggiamento serrato dei parlamentari per riuscire ad arrivare alla soglia dei 20 e, in questo, le fazioni (habatsu) sono fondamentali.
Anche la fazione di Kishida – la Koga – potrebbe presentare un candidato. Girano i nomi della ministra degli Esteri Yoko Kamikawa e del segretario di gabinetto (di fatto il numero due dell’attuale governo) Yoshimasa Hayashi. Secondo il Nikkei, però, nel partito ci sarebbero spinte affinché la fazione di Kishida si astenga dal presentare propri candidati.
Il Jiminto vive un momento difficile, con i consensi in netto calo dopo la serie di scandali che hanno caratterizzato la gestione Kishida. Dopo l’uccisione dell’ex primo ministro Shinzo Abe, vero peso massimo del partito (e si dice che fosse pronto a riprendere le redini del governo), è scoppiato prima lo scandalo dei rapporti tra diversi parlamentari e la Chiesa dell’Unificazione, il culto piuttosto controverso fondato dal sudcoreano reverendo Moon, e poi una serie di scandali sessuali ed economici.
In questo senso, sono varie le voci che vorrebbero un volto di rottura, possibilmente un giovane. Due nomi, in questo senso, potrebbero essere Koizumi Jr., che è stato già dinamico ministro dell’Ambiente, o l’ex ministro per la Sicurezza economica Takayuki Kobayashi. Sono entrambi under-40. Oppure c’è chi pensa che sarebbe bene portare in avanscoperta finalmente una donna.