A novembre nuovo summit virtuale promosso da presidenza indiana
Nuova Delhi, 10 set. (askanews) – Cala il sipario sul G20 di Nuova Delhi e Narendra Modi passa il testimone al presidente brasiliano Lula, che assumerà la presidenza da dicembre e la cui prima ‘uscita’ fa subito discutere. “Putin sarà invitato. Se io sono presidente del Brasile e lui viene in Brasile non c’è alcuna possibilità che venga arrestato”, ha assicurato, riferendosi al mandato di arresto emesso nei confronti del presidente russo dalla Corte penale internazionale. Per Lula “non possiamo lasciare che l’agenda delle discussioni del G20 sia ostaggio di questioni geopolitiche. Non abbiamo interesse a un G20 diviso”.
Lula, questa mattina, ha ricevuto da Modi il martelletto simbolo della presidenza e ha chiuso i lavori anticipando i temi della sua presidenza, che avrà il momento clou nel summit dei leader a novembre a Rio de Janeiro. “La presidenza brasiliana – ha spiegato – ha tre priorità: l’inclusione sociale e la lotta contro la fame; la transizione energetica e lo sviluppo sostenibile; la riforma della governance delle istituzioni. Tutte queste priorità fanno parte del motto della presidenza brasiliana che recita ‘Costruire un mondo giusto e un pianeta sostenibile’. Verranno create due task force: l’Alleanza globale contro la fame e la povertà e la mobilitazione globale contro il cambiamento climatico”.
Prima di passare la mano, però, Modi convocherà a novembre un nuovo vertice ‘virtuale’, per fare il punto sulle proposte raccolte nella due giorni di Nuova Delhi. Il summit, per il primo ministro indiano, è stato un “successo” che non era scontato. In particolare l’unità dei 20 rischiava di saltare sulla guerra in Ucraina. Sono state necessarie 15 bozze e oltre 200 ore di trattativa per arrivare all’accordo che è un compromesso con cui viene condannato “l’uso della forza” in Ucraina ma senza mai citare la Russia. Che infatti oggi gioisce, con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, secondo cui è stato “impedito all’Occidente di ucrainizzare l’agenda”. Per Kiev “non c’è nulla di cui andare fieri”, ma alla fine tutti si dicono contenti, a partire dagli Usa, secondo cui è stato fatto “un ottimo lavoro nel difendere il principio secondo cui gli stati non possono usare la forza per cercare di acquisire territori o per violare l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di altri stati”. Per Giorgia Meloni quello raggiunto è “un compromesso ma comunque molto importante”, mentre il presidente francese Emmanuel Macron sottolinea che “il G20 sostiene l’integrità territoriale nelle carte delle Nazioni Unite. Questo è l’opposto di ciò che sta facendo la Russia”.
(Dell’inviato Alberto Ferrarese)