Niger et Albus, quarto anno di direzione del duo ricciforte

Venezia, 14 giu. (askanews) – Inizia domani, sabato 15 giugno (fino a fine mese), Niger et Albus il 52esimo Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, diretto da Stefano Ricci e Gianni Forte (ricci/forte). “Un’avventura straordinaria”, promettono i direttori al quarto anno di mandato, il Festival animerà la città di Venezia e Forte Marghera con 130 artisti, 55 appuntamenti, 16 prime, di cui 7 produzioni e coproduzioni della Biennale.

“Se non riusciamo a immaginare un mondo migliore e più armonioso – scrivono i direttori – non avremo mai i mezzi necessari per ricostruirlo. Niger et Albus diviene allora, in questa 52esima edizione del Festival, la promessa di una nuova luce che si fa strada: ricca di performance e spettacoli magnetici, proseguirà ad appartenere a tutti noi interfacciandosi con le nostre essenze, la curiosità, le nostre aspirazioni, le contraddizioni, le nostre vulnerabilità per stupirci raccontando la metamorfosi di un mondo in perpetuo movimento. Con energia inventiva, la poliedricità delle proposte più eterogenee, il Festival offrirà un’avventura senza uguali, rimanendo per gli spettatori uno spazio di desiderio, meraviglia, crocevia di dibattiti e confronti, irradiando risolutamente la vitalità della città di Venezia, e non solo”.

La nuova creatività trova spazio nel festival con drammaturghi, registi, performer, giovani artisti selezionati per Biennale College. E’ il caso di Stefano Fortin e Carolina Balucani, autori rispettivamente di Cenere e Sleeping Beauty, testi che, dopo le letture sceniche dello scorso anno, debuttano in forma compiuta per la regia di Giorgina Pi e Fabrizio Arcuri. Sempre sul fronte della drammaturgia, quest’anno sarà la volta di Rosalinda Conti con Così erano le cose appena nata la luce, di cui si vedrà la lettura scenica curata da Martina Badiluzzi; mentre Eliana Rotella e il suo Livido verrà visto sempre sotto forma di lettura scenica per mano di Fabio Condemi.

Anche Ciro Gallorano, dopo una serie di tappe di avvicinamento da cui esce vincitore del College Registi, presenterà sul palcoscenico del festival il suo Crisalidi, “un’indagine intima attorno alle grandi domande evocative di Francesca Woodman, in risonanza con le inquietudini dell’oggi”.

Fresco di nomina sul fronte della performance site specific è, infine, Elia Pangaro con Bolide | deus ex machina, “un lavoro sulla velocità che caratterizza il nostro tempo annullandone il senso”, che si vedrà in azione in Via Garibaldi.

I “game-changer” della scena contemporanea, compagnie che sono espressione di nuove forme della teatralità e un nuovo modo di essere spettatori, saranno ospiti della Biennale. Back to Back Theatre, la pluripremiata formazione australiana che trova nella disabilità uno strumento di indagine artistica, vincitrice del Leone d’oro alla carriera, sarà per la prima volta in Italia alla Biennale con un suo spettacolo, Food Court.

Gob Squad Theatre, il collettivo anglo-tedesco che riceverà il Leone d’argento, sarà presente con due opere emblematiche: Creation (Picture for Dorian) ed Elephants in Rooms, installazione visiva a schermi multipli. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ensemble lituano – costituito dalla scrittrice Vaiva Grainyté, la musicista Lina Lapelyté, la regista Rugile Barzdžiukaité e già premiato con il Leone d’oro per il miglior padiglione alla Biennale Arte 2019 – presenterà Have a Good Day!, un’opera per dieci cassiere di un supermercato e pianoforte che è un affondo sottilmente eversivo dei nostri riti consumistici. Il regista e drammaturgo iraniano Amir Reza Koohestani, da anni presente sulle maggiori scene d’Europa, sarà a Venezia con il suo ultimo spettacolo, Blind Runner, dove il corpo a corpo ad alta tensione psicologica tra un uomo e una donna si intreccia alla storia di oppressione del suo paese.

L’attore, autore, regista affermatosi sulla scena non solo britannica per la forza dei suoi testi, Tim Crouch, sarà in scena con Truth’s a Dog Must to Kennel nella parte del Fool di Re Lear, dando corpo e voce all’ultimo tassello di un ciclo di monologhi, spin-off di commedie e tragedie del Bardo che affrontano Sheakespeare dalle retrovie, ricorrendo allo sguardo dei personaggi minori.

Luanda Casella, regista, scrittrice e performer brasiliana residente a Gent, riscrive l’Orestea concentrandosi su Elettra. L’artista e regista svedese Markus Öhrn che con Karol Radziszewski, fotografo e artista polacco, denuncia in Phobia la violenza e gli stereotipi attorno alle minoranze di genere. L’artista multidisciplinare Miet Warlop torna a Venezia con il suo magico mondo dove tutto, persone e oggetti, è pronto ad animarsi e trasformarsi nelle più strane creature, come in After All Springville.

Reduci dal successo parigino per l’installazione Bar Luna, realizzata al Centre Pompidou con Alice Rohrwacher, la regista Claudia Sorace e il drammaturgo e sound artist Riccardo Fazi, nucleo artistico di Muta Imago, affrontano per la prima volta un classico del teatro, Tre sorelle di Cechov. Milo Rau e il suo teatro militante a Venezia riserva la prima nazionale di Medea’s Children, che prende spunto, ancora una volta, da un vero e proprio caso criminale, per intrecciare tragedia moderna e tragedia classica.

Gob Squad, Vaiva Grainyté, Lina Lapelyté, Rugilé Barzdžiukaité, Davide Carnevali, Tim Crouch, Muta Imago, Gianni Staropoli saranno, inoltre, artisti in residenza per le masterclass che integrano il programma del festival. Uno sguardo approfondito su tutti gli aspetti del fare teatro oggi.

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