M.O. e Ucraina in agenda. Ma le elezioni Ue, Usa e Gb sono un’ombra
Bari, 12 giu. (askanews) – Prima la Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, poi quella per la pace organizzata in Svizzera. Ma soprattutto il voto per le elezioni europee, i cui risultati rischiano di cambiare gli equilibri e i rapporti di forza, con l’asse franco-tedesco indebolito nell’Unione europea e in tutti i consessi internazionali. Il vertice del G7 a presidenza italiana cade in un momento delicato per la comunità internazionale, con le guerre in Ucraina e a Gaza e i leader di Stati Uniti, Francia e Regno Unito alle prese con delicate elezioni nelle prossime settimane e mesi. Joe Biden deve respingere l’assalto di Donald Trump, è sempre più frustrato dai sondaggi e da ieri è alle prese con la vicenda personale del figlio Hunter, condannato per possesso di armi da fuoco, mentre faceva uso di droghe. Il primo ministro britannico Rishi Sunak affronterà la sfida del voto il 4 luglio, consapevole della crescente possibilità che i suoi conservatori perdano il potere.
Emmanuel Macron, da parte sua, si trova ad affrontare altrettanti problemi in patria: domenica ha indetto elezioni legislative anticipate al 30 giugno, dopo che la sua alleanza centrista è stata surclassata dall’estrema destra alle elezioni per il Parlamento europeo dello scorso fine settimana. Il presidente francese arriverà in Puglia da sconfitto in casa e sarà per lui molto difficile raccogliere consensi sulle sue posizioni ‘oltranziste’ riguardo al conflitto in Ucraina. Anche perché, la posizione del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che lo ha parzialmente seguito sull’uso delle armi dei Paesi Nato contro obiettivi militari in Russia, è altrettanto fragile: il suo Spd ha dovuto cedere il passo ai rivali della Cdu-Csu e all’avanzata dell’estrema destra di Afd.
Tra poltrone traballanti, leadership più salde (è il caso della padrona di casa, Giorgia Meloni) e sensibilità diverse, su un punto però tutti i Sette Grandi sembrano concordare: bisognerà restare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario. “La Russia combatte per porre fine all’Ucraina. L’Ucraina combatte per porre fine alla guerra. Putin deve fallire. L’Ucraina deve prevalere”, ha ricordato martedì la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che arriverà a Borgo Egnazia rinfrancata dal voto per le europee e con una posizione più solida di quella registrata nelle ultime settimane.
Il nodo principale resta quello del rafforzamento della difesa aerea di Kiev. Volodymyr Zelensky lo chiederà personalmente, partecipando giovedì a un incontro sulla guerra della Russia al suo Paese. Reduce dalla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina a Berlino e in procinto di recarsi in Svizzera, il presidente ucraino sa di non poter più fare troppo affidamento sulla spalla di Macron e Scholz, ma troverà – salda, al momento – quella del presidente Biden, con cui firmerà un patto di sicurezza sul modello di quelli già sottoscritti con altri Stati europei. L’accordo punta a tranquillizzare Kiev dopo alcune frizioni sull’assistenza militare americana e l’intesa sarà la più significativa tra quelle che l’Ucraina ha sottoscritto finora con i Paesi membri della Nato, con un impegno a lungo termine su addestramento militare, condivisione di informazioni di intelligence e assistenza economica.
Secondo tema caldo del dossier ucraino sarà poi quello degli extraprofitti russi. E a Borgo Egnazia il presidente Macron proverà a giocare la sua partita. L’idea di fondo su cui si starebbe lavorando è quella americana di utilizzare i profitti come garanzia per un prestito statunitense fino a 50 miliardi di dollari. C’è però ancora un vivo dibattito su chi emetterebbe il debito, così come su una serie di questioni tecniche – incluso cosa accadrebbe se i beni venissero scongelati in caso di pace. Il presidente francese non è totalmente convinto della soluzione Usa e insiste – insisterà -, sulla necessità di trasferire gli extraprofitti all’European Peace Facility, meccanismo dell’Unione europea che finanzia l’acquisto di armi. E questo – nelle considerazioni di Parigi – comporterebbe una sorta di preferenza accordata all’Europa sugli armamenti da inviare all’Ucraina. Insomma, le posizioni sul tavolo sono diverse, con il resto dei paesi europei – la Germania in testa -, piuttosto cauti per timori di ripercussioni economiche.
Altro grande tema in discussione sarà l’attuale situazione nella Striscia di Gaza. Il conflitto tra Hamas e Israele è ormai al suo nono mese e sarà affrontato dai leader del G7 come parte di una discussione più ampia sul Medio Oriente. Nonostante i recenti messaggi di unità, anche su questo conflitto si registrano alcune sfumature di posizioni. Il Gruppo ha dato la sua approvazione alla proposta di accordo avanzata dagli Stati Uniti, che ha ricevuto il consenso anche dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, e in Puglia, i capi di Stato e di governo ribadiranno la loro posizione. Ma gli stessi europei non hanno una posizione unitaria riguardo al conflitto. Ci sono paesi come la Germania che da molto tempo sostengono Israele. E poi ci sono Stati come la Spagna che hanno riconosciuto la Palestina e che, pur non essendo parte del G7, faranno valere la loro voce attraverso i vertici dell’Ue.
Da parte sua, Parigi ha più volte condannato duramente l’offensiva militare israeliana a Gaza ed ha chiaramente evidenziato di “sostenere la Corte penale internazionale, la sua indipendenza e la lotta contro l’impunità in tutte le situazioni”, dopo la decisione del procuratore capo, Karim Khan, di richiedere mandati di arresto per i leader di Hamas e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Gli Stati Uniti – pur evidenziando talvolta qualche distinguo – si sono sempre schierati al fianco del loro principale alleato nella regione. La reazione di Biden alla decisione di Khan è stata immediata. In una dichiarazione ai media, la Casa Bianca ha definito “oltraggiosi” i tentativi di perseguire i leader israeliani e ha affermato che “non esiste equivalenza – nessuna – tra Israele e Hamas”.
Della situazione in corso, e degli eventuali progressi sulla strada di un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas, si discuterà anche con i rappresentanti di Paesi esterni al G7, invitati al vertice dalla presidenza italiana. Tra questi, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente degli Emirati arabi uniti, Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan. Sono stati invitati anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva – il cui paese detiene quest’anno la presidenza di turno del G20 -, il presidente argentino Javier Milei, il primo ministro indiano Narendra Modi, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, i leader del Kenya, dell’Algeria e dell’Unione africana e rappresentanti del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Venerdì arriverà anche Papa Francesco per parlare di intelligenza artificiale. Il Santo Padre ha in agenda anche un colloquio bilaterale con il presidente Biden (che a sua volta ha in programma un incontro con Giorgia Meloni).
Anche le tensioni nell’Indo-Pacifico saranno all’ordine del giorno in Puglia, così come la sicurezza economica, comprese le crescenti tensioni commerciali sulle tecnologie verdi con la Cina, convitato di pietra del vertice assieme alla Russia. Il ruolo di Pechino nell’assistenza alla guerra russa contro Kiev sarà certamente al centro dei colloqui tra i leader, che potrebbero decidere di sanzionare le banche cinesi che continuano a fare affari con Mosca, aggirando le sanzioni. Un’ipotesi, questa, che ha già suscitato la risposta piccata di Pechino: “Non accetteremo alcuna misura unilaterale illegale. La normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Russia non sarà interrotta da alcun soggetto terzo”. (di Corrado Accaputo)