“Pro vita in consultori rischiano di interferire con operatori”
Milano, 4 giu. (askanews) – “L’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza in Lombardia, nonostante qualche piccolo passo avanti grazie anche al nostro lavoro di monitoraggio e segnalazione delle situazioni critiche, presenta ancora carenze e disomogeneità anche gravi nell’accesso alle prestazioni e nella possibilità di decidere la procedura. Con un pericolo imminente: la presenza dei pro vita nei consultori pubblici che rischiano di interferire pesantemente sul lavoro degli operatori e ostacolare e limitare la libertà di scelta delle donne. Per questo raccoglieremo segnalazioni su eventuali problemi che si dovessero presentare in fase di applicazione di un diritto consolidato”. È la sintesi degli interventi di Paola Bocci e Pierfrancesco Majorino, consigliera e capogruppo regionali del Pd in Lombardia, che stamattina al Pirellone hanno presentato l’indagine annuale dei dem sull’applicazione della 194 in Lombardia.
“La nostra segretaria Elly Schlein, in piazza a Milano, ha detto che il Governo Meloni sulla sanità non ha fatto nulla, se non sostenere e aiutare i pro vita. Regione Lombardia rischia di diventare il racconto di tutto questo. E lo dicono i fatti: zero iniziative per il servizio sociosanitario lombardo, per affrontare il tema delle liste d’attesa, per sostenere lo sviluppo della sanità pubblica. A parte qualche viaggio esotico dell’assessore Bertolaso. Al contrario, stiamo assistendo a un’apertura di credito significativa verso i pro vita che si è già manifestata con una recente mozione in consiglio regionale. In questa cornice si inserisce il lavoro importante e puntuale che facciamo ogni anno e che incredibilmente non viene realizzato dalla Regione, dove avremo bisogno di un vero osservatorio permanente sulla 194. Per questo raccoglieremo, anche in forma anonima, segnalazioni di ingerenze da parte dei pro vita che si possano verificare in ospedali e consultori, e siamo a disposizione di operatori e donne che le vivano”, ha precisato Majorino.
Alla consigliera Bocci il compito di illustrare i dati raccolti “che ci hanno aiutato a comporre un quadro, cosa che facciamo da 10 anni. La relazione nazionale del Ministero della Salute riporta dati non aggiornati (quella presentata a ottobre 2023 rendicontava i dati del 2021) e non disaggregati per provincia che non consentono di comprendere le criticità puntuali delle singole provincie e del singolo ospedale, le differenze tra capoluogo e territorio, agendo in modo tempestivo per correggerle. Per questo la Regione dovrebbe lei stessa monitorare, avere tutto sotto controllo e intervenire come istituzione per garantire il diritto al servizio dovunque”.
Dall’indagine del Pd emerge che “mentre è chiaro che l’applicazione della norma, combinata con l’attività di informazione e sensibilizzazione nei consultori, ha portato a una netta diminuzione delle Ivg, passando, in Lombardia, dalle 37mila Ivg del 1982 alle 11mila del 2023, rimangono nella nostra regione carenze e disomogeneità, sia di accesso, sia di scelta del metodo. Permangono, infatti, grosse disparità tra province e strutture ospedaliere, perché ci sono presidi dove ancora abbiamo il 100 per cento di obiezione o dove non viene somministrata la RU486”, ha sottolineato Bocci.
“Per questo motivo, ribadiamo e ampliamo le richieste che, come Gruppo regionale del Pd, facciamo da anni alla Regione: va realizzato un osservatorio sull’attuazione della 194 con il dettaglio per provincia e strutture. Va offerta un’informazione chiara, diffusa e accessibile in diverse lingue sull’Ivg, in particolare sulla RU486, coinvolgendo i medici di medicina generale, gli ambulatori, le Case di comunità e i Consultori, che devono poter operare senza interferenze dei Centri di aiuto alla vita. Regione deve dare direttive chiare e cogenti alle Asst, sia per assicurare alle donne lombarde l’Ivg in tutti i suoi presidi, anche in caso di obiezione al 100%, sia per riequilibrare le prestazioni tra il personale, rispettando la multidisciplinarietà della professione. Inoltre, Regione deve formalmente richiedere alle aziende sanitarie che entrambe le prestazioni siano erogate in tutte le strutture ospedaliere pubbliche, incentivando l’utilizzo della RU486, e potenziare i consultori pubblici affinché l’erogazione della farmacologica avvenga anche in questi presidi territoriali. Infine, ribadiamo la necessità che i contraccettivi post Ivg, ma non solo, siano offerti gratuitamente a chi ne fa richiesta, in particolare a minorenni e fragili”, ha concluso Bocci.