Di Stefano: Ue norma, in Italia produttori o moralizzatori?
Rapallo (Ge), 31 mag. (askanews) – “In Europa investiamo in Intelligenza artificiale 1 miliardo all’anno. Poco. Occorre un fondo europeo per raccogliere investimenti pubblici e privati. Uno strumento finanziario e di incontro fra produttori e utilizzatori di tecnologie, ovvero istituzioni, grandi industrie, pmi e startup”. Lo ha sottolineato Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, aprendo i lavori del 53esimo convegno annuale dell’associazione riunita oggi a Rapallo (Genova). L’obiettivo deve essere “creare veri campioni europei dell’Ia. Imprese di grandi dimensioni e pienamente operanti in questo mercato”, ha evidenziato.
“La dipendenza tecnologica per i software dagli Stati Uniti e per la componentistica e i chip dall’Asia è forte. È l’innovazione tecnologica il principale campo di battaglia globale, ce lo ricorda anche Xi Jinping. L’esempio più spettacolare e discusso è l’intelligenza artificiale: non è una singola tecnologia, ma una filiera digitale e industriale, una filiera che in Europa ha molte debolezze”, ha sottolineato il leader dei Giovani industriali secondo cui “investimenti, tempo, frammentazione” sono i tre problemi cruciali della Ue.
“L’Unione, impegnata a regolamentare l’Intelligenza artificiale degli altri, non ha creato un contesto favorevole alla crescita della propria. La piccola taglia dell’industria informatica europea, e le policy nazionali frammentate, duplicate e contradditorie ne rallentano lo sviluppo. Così come la gestione dei finanziamenti. In Italia, a parte la doverosa riflessione etica, che cosa vogliamo essere in questa filiera? Produttori o moralizzatori? Per noi il nodo è l’utilizzo di dati per una Ai a forte declinazione industriale”, ha aggiunto Di Stefano. “Anche all’Italia, allora, servono investimenti davvero significativi. Puntare su produzioni ad alto valore aggiunto è un passaggio cruciale che dobbiamo compiere come sistema Paese”.