Italia ci fa soffrire un po’, all’estero Usa e Ue nostro focus

Milano, 3 mag. (askanews) – “In Italia la crescita non è semplicissima perché i mercati sono tutti un po’ in contrazione e noi, in quanto player importante sul mercato, sentiamo questa crisi che però dai primi segnali di quest’anno sembra in leggera evoluzione. Le cose stanno andando un po’ meglio rispetto al 2023”. A dirlo il vicepresidente del gruppo Barilla, Luca Barilla, a margine di un evento allo stabilimento di Novara.

“Il 2023 è stato un anno abbastanza drammatico per l’industria di produzione di marca” ha spiegato rimarcando che i prodotti di marca “hanno posizionamenti diversi sul mercato rispetto alle marche private e ai primi prezzi e la gente di fronte a un calo del potere d’acquisto ha dirottato le scelte dai prodotti di marca ai primi prezzi. Speriamo che questo trend si possa invertire, non per penalizzare i produttori di primi prezzi, ma perchè sarebbe il segnale di una economia italiana in ripresa e di un potenziamento del potere di acquisto delle persone”.

Una ripresa dei consumi aiuterebbe le imprese anche sul fronte dei “margini che sono assolutamente importanti ma noi in Italia di margini importanti non ne abbiamo. L’Italia ci fa soffrire un po’ – ha osservato – all’estero invece ci riconoscono una differenza qualitativa”. Sul fronte della geografia dei mercati, il vice presidente Barilla ha ribadito che il “Paese per noi più importante, dopo l’Italia, sono gli Stati Uniti: lì godiamo di una posizione di mercato molto favorevole, il mercato ci riconosce una differenza qualitativa rispetto ai concorrenti attuali e questo giustifica qualche margine in più rispetto ad altri Paesi”. Negli Usa Barilla ha due stabilimenti di pasta e poi esporta i pesti prodotti nello stabilimento di Rubiano, vicino Parma. “I pesti – ha precisato – stanno andando benissimo nei Paesi in cui siamo presenti e ci viene riconosciuto effettivamente un premium qualitativo rispetto a tutti gli altri concorrenti”.

Per ora gli Usa restano il focus del gruppo insieme all’Europa. “Noi adesso siamo molto concentrati in Usa e in Europa; l’Asia è un po’ più complicata perchè le persone non sono abituate a consumare i prodotti della dieta mediterranea – ha detto – la pasta in Cina è un alimento sconosciuto. Ci piacerebbe un giorno entrare in quel mercato però oggi non siamo pronti, non abbiamo mezzi, conoscenze e competenze e poi dobbiamo rafforzare la nostra posizione in Europa”.

Quanto all’ipotesi di acquisizioni “Al momento no – ha risposto – potremmo farne in futuro qualcuna. Ne abbiamo fatte alcune piccoline, non tanto significative al momento ma che in futuro potrebbero diventarlo, quindi quello è un argomento sempre aperto”. Anche l’ipotesi di diversificazione in mercati nuovi, come ad esempio quello dei gelati confezionati dove Barilla è presente grazie a una partnership con Unilever (Algida) sembra esclusa almeno nell’immediato: “Staremo molto attenti a uscire dalle nostre categorie. Per i gelati abbiamo fatto un accordo con Unilever che è un’azienda estremamente seria e al momento l’accordo ci sta dando molte soddisfazioni, sta andando bene”. Categoricamente escluso l’interesse dunque per la loro divisione gelati: “E’ un mondo complicato e poi non avremmo i mezzi”.

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