Nel 2019 si è toccato il 45,5%. Nel 1979 era al 14,3%
Roma, 2 mag. (askanews) – In Italia l’astensionismo alle elezioni europee mostra una tendenza in costante aumento, un fenomeno legato al fatto che all’incirca solo la metà degli italiani nutre fiducia nelle istituzioni Ue. Lo rileva il Censis nel rapporto “Lo stato dell’Unione. Geografia sociale dell’Europa al voto”, pubblicato oggi.
Il tasso di astensionismo alle ultime elezioni europee – ricorda il Censis nell’ultimo capitolo del rapporto – si è attestato al 49,3% nella media dell’Unione europea, con un picco raggiunto in Slovacchia (75,3%), un valore minimo toccato in Belgio (11,5%) e l’Italia collocata poco sotto la media europea (nel 2019 si astenne il 45,5% degli elettori italiani).
In Italia la tendenza all’astensionismo elettorale, intensa e prolungata nel corso del tempo, mostra dati più allarmanti alle votazioni europee (il 45,5% di astenuti nel 2019) rispetto alle elezioni politiche (il 36,1% di astenuti nel 2022).
Il confronto temporale – evidenzia il Censis – mostra che l’astensionismo alle elezioni europee in Italia è aumentato costantemente, dal 14,3% del 1979 al 30,3% nel 1999, fino al 42,8% nel 2014 e al 45,5% del 2019.
D’altra parte – prosegue l’istituto di ricerca socio-economica -, oggi meno della metà dei cittadini europei nutre fiducia nelle istituzioni europee. Il dato relativo all’Italia è in linea con la media europea: il 49% degli italiani ha fiducia nel Parlamento europeo, poco meno (il 46%) nella Commissione europea.
Sono dati – secondo il Censis – analoghi a quanto si registra fra i tedeschi, superiori a quelli dei francesi, più alti di quelli degli spagnoli. Tuttavia, in Svezia e Danimarca, ad esempio, la fiducia nel Parlamento europeo viene espressa dal 72% dei cittadini. Per contro, in Slovenia appena il 37% dei cittadini si fida del Parlamento europeo e in Grecia solo il 33% della Commissione europea.
La ridotta partecipazione elettorale e la scarsa fiducia nelle istituzioni europee si legano – sostiene il Censis – al lungo ciclo del declassamento storico e sociale che ha investito l’Europa a partire dal 2008, che interessa direttamente un terzo dei cittadini europei e si manifesta nella bruciante percezione di aver perso posizioni sul terreno del proprio benessere, delle proprie disponibilità economiche e del tenore di vita.
Se a giugno andrà a votare per il rinnovo del Parlamento europeo soltanto la metà circa degli elettori e se meno della metà dei cittadini europei ha fiducia nelle istituzioni comunitarie – conclude l’istituto di analisi socio-economica – saremo di fronte a qualcosa che “può insidiare gli stessi meccanismi di funzionamento delle democrazie liberali”.