L’analisi di Matteo Maria Rossi, amministratore del broker assicurativo Borghini e Cossa
Roma, 23 apr. (askanews) – Sta destando molto clamore sui media l’introduzione dell’obbligo per le aziende di assicurarsi contro le calamità naturali, previsto nella Legge di Bilancio 2024. Nello specifico, la norma prescrive l’adozione di coperture assicurative contro i rischi catastrofali quali sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni: coinvolge tanto le imprese con sede legale in Italia quanto quelle aventi sede legale all’estero e stabile organizzazione in Italia, e si estende a terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali.
Non si tratta di una novità per gli operatori dell’agricoltura e di altri settori produttivi notoriamente influenzati dall’andamento degli eventi atmosferici, ma per la prima volta la norma prescrive un obbligo esplicito che si applica anche a realtà come gli uffici, i negozi e gli edifici delle aziende. Il motivo è da ricercarsi nei cambiamenti climatici e nella sempre maggiore intensità degli eventi atmosferici avversi, che generano danni più estesi e frequenti rispetto al passato anche in contesti urbani, coinvolgendo quindi le attività del terziario. Il quadro è complesso perché l’elevato numero di sinistri che le compagnie si sono trovate a gestire negli ultimi anni ha determinato una progressiva riduzione dei prodotti disponibili sul mercato e un contestuale aumento dei premi, a cui ha contribuito anche l’inflazione.
Matteo Maria Rossi, Socio e Amministratore del broker assicurativo Borghini e Cossa, dal 1947 sul mercato, dichiara: “È giusto informarsi, ma non è necessario preoccuparsi. Lavoriamo con centinaia di microimprese e PMI e riceviamo quotidianamente richieste da parte di clienti comprensibilmente allarmati. In realtà, la norma entrerà in vigore solo a fine anno e mancano specifici decreti attuativi: il legislatore, infatti, non ha ancora chiarito molti aspetti che saranno dirimenti nella definizione del prodotto assicurativo. Di certo c’è da segnalare l’ingresso delle frane tra i fenomeni da assicurare, mentre per il momento non sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto dell’obbligo, se non l’impossibilità di accedere a contributi, sovvenzioni o agevolazioni pubbliche in occasione di eventi calamitosi e catastrofali. Occorre dunque attendere un quadro normativo più strutturato, prima di adottare soluzioni dettate dalla fretta e dall’impulsività”.
Tra gli aspetti ancora da considerare, ad esempio, rientra anche la possibilità che lo Stato intervenga in favore delle imprese, riducendo la tassazione sulle polizze e supportando interventi strutturali volti a mettere in sicurezza gli edifici. Questa normativa contribuirà alla crescita della cultura assicurativa delle PMI e ad una maggiore consapevolezza sulla necessità di tutelarsi da una categoria di rischi relativamente oggi poco considerata dagli imprenditori, rispetto al recente passato. In quest’ottica, il supporto consulenziale garantito da un broker diventa ancora più prezioso, perché permette di evitare dispersioni e costruire insieme alle Compagnie soluzioni personalizzate, ottimizzando il valore del rapporto tra premio e coperture, in un contesto che inevitabilmente sarà caratterizzato da un incremento dei costi.
Microimprese e PMI rappresentano il tessuto economico del Paese eppure, a differenza delle medie e grandi aziende, sono sotto-assicurate per questo genere di rischi: si passa dal 55% delle piccole imprese (10-49 dipendenti) ad un misero 5% per le microimprese a conduzione individuale o familiare, nonostante l’80% di esse sia esposto ad un rischio medio-alto. Parallelamente invece, le emergenze climatiche sono diventate sistematiche: secondo i dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente riportati da Repubblica.it, solo nel 2023 il numero di eventi estremi è aumentato del 135% rispetto al 2022. Conferma il trend anche Eurostat, che ha calcolato in 36,5 miliardi di euro i costi sostenuti dall’Italia nel decennio 2010/2020 a causa delle emergenze climatiche, in crescita del 2% annuo.
“Il risk management è da sempre nel nostro DNA – prosegue Rossi – analizziamo meticolosamente il business dei clienti per tratteggiare il profilo di rischio e sviluppare coperture complete ed esaustive. La profonda conoscenza del prodotto assicurativo permette di selezionare le soluzioni che rispondono in modo più efficace alle reali esigenze dell’azienda, nel rispetto della legge. L’obiettivo è minimizzare l’impatto economico e sociale degli eventi catastrofici, garantendo la continuità operativa e l’occupazione. Allo stesso modo, l’aumento del numero di imprese assicurate permetterà di mantenere un grado di mutualità tale da contenere gli aumenti di prezzo e garantire a tutti i soggetti l’accessibilità a questo tipo di coperture. Siamo abituati ad analizzare gli eventi e prevedere eventuali situazioni di rischio e siamo certi che questa norma potrebbe rappresentare un’opportunità per il tessuto produttivo, evitando il fermo dell’attività per mancanza di risorse in caso di sinistri catastrofali”.