FI: ci sono altri mezzi. Pd: retaggio barbaro. Fnsi: è orbanizzazione del Paese

Roma, 11 apr. (askanews) – Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia al Senato dal relatore del disegno di legge sulla diffamazione, Gianni Berrino di Fratelli d’Italia, che non escludono la pena del carcere per i giornalisti, che a suo tempo la Corte costituzionale chiese di eliminare, suscitano allarme nel mondo dell’informazione ma saranno oggetto di approfondimenti anche nella maggioranza parlamentare.

“A noi – precisa Pierantonio Zanettin di Forza Italia, conversando con i cronisti a palazzo Madama – non interessano le pene detentive, ma la rettifica e che venga ripristinato il buon nome del diffamato. Mezzi per fare questo ce ne sono tanti e devono essere diversi dal carcere”, aggiunge, precisando che si tratta di proposte non condivise preventivamente all’interno della maggioranza.

Sulla stessa linea Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, che oppone “un deciso no” agli emendamenti di FdI. “Non è così – spiega – con pene detentive che possono arrivare a oltre 4 anni, che si frena il malcostume della diffamazione a mezzo stampa”.

“Nessuna nuova pena detentiva per i giornalisti”, dichiara dal canto suo Berrino, che rivendica come “il provvedimento in esame semmai elimina la pena detentiva per alcune ipotesi di diffamazione”, ma, aggiunge, occorre comunque “difendere l’onorabilità sociale del cittadino dalla ben più grave e lesiva ipotesi dell’addebito di un fatto falso e determinato, nella convinzione che non si tratti di libera informazione, ma di distorsione della informazione”.

Il Pd in una nota parla di “retaggio barbaro, condannato a più riprese da organismi europei e dalla Corte costituzionale”. Ilaria Cucchi di AVS parla di “vera e propria forma di intimidazione inaccettabile contro i giornalisti e un modo per silenziare gli organi di informazione. Un’aberrazione totale. Senza libertà di stampa, non c’è democrazia, i cittadini – aggiunge – hanno il diritto di essere informati in modo completo e obiettivo”.

Fra le reazioni di giornata anche quelle delle rappresentanze sindacali e istituzionali dei giornalisti: per Alessandra Costante, segretaria della Federazione nazionale della stampa, “il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l’orbanizzazione del Paese”. Il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, fa notare che “l’Italia è stata più volta richiamata dalle istituzioni europee e dalla Cedu (Corte europea per i diritti dell’uomo, ndr) per avere ancora, nel codice penale, la pena del carcere per la diffamazione a mezzo stampa. La Corte costituzionale ha esplicitamente invitato il Parlamento, nel 2021, a rimuovere la pena detentiva per tale reato. Sarebbe un grave passo indietro, si tratta di posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie”, conclude.

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