Analisi spiega anche “gioco facile” alla Bce sulla linea risoluta
Roma, 3 apr. (askanews) – Negli ultimi anni le maggiori economie del Sud Europa hanno fatto meglio in termini di crescita rispetto alla Germania, tradizionalmente la locomotiva dell’area euro. Messe assieme, dal 2017 a oggi, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno aumentato di 200 miliardi di euro i loro Pil aggregati – un valore che equivale grossomodo all’intera economia del Portogallo – laddove nello stesso periodo il Pil della Germania è aumentato di 85 miliardi di euro.
Lo sottolinea il Financial Times in un articolo di analisi basato sui dati della società di consulenze Capital Economics.
Questo divario risente molto anche del fatto che dalla crisi causata da lockdown e restrizioni imposte a motivo del Covid, l’economia tedesca si è malapena ripresa e nell’ultimo periodo il suo gigantesco manifatturiero ha pesantemente risentito degli aumenti dei prezzi dell’energia, legati alla guerra in Ucraina e alle sanzioni contro la Russia.
Le economie del Sud Europa, invece, affacciate sul Mediterraneo, hanno ottenuto una spinta supplementare dalla ripresa del turismo.
Secondo Capital Economics oggi il valore aggregato di queste quattro economie è del 5% superiore a quello della Germania. Tuttavia questo ha solo in parte recuperato il collasso che si era verificato in questi rapporti dopo la crisi finanziaria del 2007-2008: prima di allora il Pil aggregato di questi quattro Paesi era del 20% superiore a quello tedesco.
Ad ogni modo, il miglioramento della performance delle economie “periferiche”, secondo il FT, spiega in parte anche come la Bce sia riuscita finora a mantenere l’unità del direttorio su una linea così risoluta e restrittiva contro l’alta inflazione.
Il tutto mentre proprio i nuovi dati dati sul caro vita nell’area euro – a marzo l’inflazione si è attenuata ancora e più del previsto, al 2,4% – tornano a sollevare interrogativi sulla cautela con cui la Bce aspetta a muoversi nel primo taglio dei tassi.
Il tutto non fa che alimentare le attese di tagli dei tassi di interesse, il primo dei quali salvo sorprese è atteso da parte della Bce a giugno. Ma il tema resterà sotto i riflettori del Consiglio direttivo che tornerà a riunirsi giovedì 11 aprile.
Se il carovita dovesse continuare a sortire sorprese al ribasso, aumenteranno le pressioni affinché la Bce si muova con la riduzione del freno monetario. E anche affinché operi un riduzione complessiva dei tassi più più energica per la fine dell’anno.
A più riprese diversi esponenti della Bce hanno avvertito che prima di avventurarsi sui tagli dei tassi si vogliono conoscere i risultati delle contrattazioni salariali di questo primo trimestre dell’anno appena trascorso, su cui i dati completi saranno disponibili appunto solo a giugno. Secondo la loro visione bisogna verificare che la dinamica di crescita dei salari non comporti rischi di nuove pressioni rialziste sui prezzi.