E cita conflitti e odii che insanguinano il mondo
Città del Vaticano, 30 mar. (askanews) – Come davanti al sepolcro di Cristo, anche l’uomo di oggi e l’umanità intera è oppressa da macigni che la opprimono: egoismi, fallimenti, quando non odi e guerre che la insanguinano. E’ davanti a queste “notti” dell’umanità che trova pieno senso la Pasqua e la Risurrezione del Cristo che parlano di riscatto della vita e di luce ad una umanità in eterna fuga dalle tenebre. Questo il messaggio di Papa Francesco nella sua omelia per la Veglia di Pasqua che si è tenuta, nella Basilica Vaticana, davanti a circa sei mila fedeli. Papa Francesco, che ha presieduto la veglia dopo che ieri sera aveva deciso di non recarsi alla Via crucis al Colosseo per preservare la sua salute i questi intensi giorni di celebrazioni, ha ripercorso la strada fatta dalle donne verso il sepolcro di Cristo il giorno della Resurrezione, con la domanda di fondo che le assillava: “chi ci farà rotolare via la pietra dal sepolcro? Quella pietra rappresentava – ha ricordato Francesco – la fine della storia di Gesù, sepolta nella notte”. Una domanda che assilla, ha quindi proseguito il pontefice, anche l’uomo di oggi. “A volte – ha infatti affermato il Papa nel suo commento al Vangelo – sentiamo che una pietra tombale è stata pesantemente poggiata all’ingresso del nostro cuore, soffocando la vita, spegnando la fiducia, imprigionandoci nel sepolcro delle paure e delle amarezze, bloccando la via verso la gioia e la speranza. Sono ‘macigni della morte’ e li incontriamo, lungo il cammino, in tutte quelle esperienze e situazioni che ci rubano l’entusiasmo e la forza di andare avanti: nelle sofferenze che ci toccano e nelle morti delle persone care, che lasciano in noi vuoti incolmabili; nei fallimenti e nelle paure che ci impediscono di compiere quanto di buono abbiamo a cuore; in tutte le chiusure che frenano i nostri slanci di generosità e non ci permettono di aprirci all’amore”. Ma anche, ha sottolineato Papa Francesco, “nei muri di gomma dell’egoismo e dell’indifferenza, che respingono l’impegno a costruire città e società più giuste e a misura d’uomo; in tutti gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio e dalla ferocia della guerra”.
Quando sperimentiamo le delusioni della vita e “abbiamo la sensazione che tanti sogni siano destinati ad essere infranti” chiedendoci “angosciati: ‘chi ci rotolerà la pietra dal sepolcro?’”, come le donne nel giorno della Risurrezione, anche noi dobbiamo alzare lo sguardo verso il Cristo che vince la morte. E’ stato poi la riflessione che Papa Francesco ha voluto rivolgere nella notte di Pasqua nella quale ha fatto notare come le stesse donne, prime testimoni del Cristo Risorto “avevano il buio nel cuore” ma hanno voluto testimoniare “qualcosa di straordinario: alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Ecco la Pasqua di Cristo, ecco la forza di Dio: la vittoria della vita sulla morte, – ha detto Francesco – il trionfo della luce sulle tenebre, la rinascita della speranza dentro le macerie del fallimento. È il Signore, Dio dell’impossibile che, per sempre, ha rotolato via la pietra e ha cominciato ad aprire i nostri sepolcri, perché la speranza non abbia fine. Verso di Lui, allora, anche noi dobbiamo alzare lo sguardo”. “Alziamo lo sguardo a Gesù: Egli, dopo aver assunto la nostra umanità, – ha concluso il Papa – è disceso negli abissi della morte e li ha attraversati con la potenza della sua vita divina, aprendo uno squarcio infinito di luce per ciascuno di noi”.