Il leader del Carroccio incassa l’appoggio di Le Pen contro Meloni
Roma, 23 mar. (askanews) – “Non fate così o i giornalisti di sinistra come fanno a dire che non c’era nessuno? Dovete essere più silenziosi e arrabbiati…”. Esordisce così Matteo Salvini salendo sul palco per l’intervento conclusivo di ‘Wind of Changes’, la kermesse di Identità e democrazia ospitata agli Studios di via Tiburtina a Roma. Non bastano il bagno di folla, i selfie, gli autografi e la standing ovation della platea di “1500 persone – sono i numeri forniti dal vicepremier – arrivate da tutta Italia pagando di tasca loro” – l’organizzazione gli fa trovare un sacchetto con una bottiglietta d’acqua e un panino – a far dimenticare le assenze annunciate dei big e di buona parte dei parlamentari leghisti.
Al secondo appuntamento italiano dell’evento della famiglia europea della Lega, manca il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, i governatori leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, presenti invece a dicembre a Firenze. Mancano Attilio Fontana e Donatella Tesei. Anche la pattuglia di deputati e senatori è esigua. Si vedono il capigruppo alla Camera Riccardo Molinari, i senatori Claudio Borghi, Manfredi Potenti, Gianluca Cantalamessa, i deputati Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, Simonetta Matone e Luca Toccalini. Gli europarlamentari Marco Zanni, nelle vesti di anchorman dell’evento, Antonio Rinaldi e Susanna Ceccardi.
“Oggi c’erano i ministri della Lega” Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, Alessandra Locatelli, Giuseppe Valditara, “alla prossima ci saranno i governatori”, minimizza Salvini rispondendo a qualche giornalista che si intrufola in teatro nonostante fosse formalmente off limits per la stampa. Ma dal palco non risparmia gli attacchi: “Io non leggo più i giornali per evitare di prendere trippe pillole per la pressione”. E ancora: “Stanno provando a fermarci, a polemizzare ogni giorno. Dieci anni fa avevo qualche chilo in meno e qualche capello nero in più, stanno provando mediaticamente a farci passare la voglia ma hanno trovato la persona sbagliata e il movimento sbagliato”.
“Hanno definito la riunione di oggi internazionale nera, di fascisti, sovranisti, ma qui oggi abbiamo il primo partito del Belgio, dell’Austria, della Francia”, rivendica Salvini. Non ci sono i tedeschi di Afd, non invitati. Dalla leader di Rassemblement National, Marine Le Pen, il segretario della Lega, in affanno dopo i risultati deludenti delle ultime elezioni regionali e le percentuali a una cifra dei sondaggi, incassa le parole più preziose. Anche se registrate con un video messaggio. “In Italia a destra il solo candidato che si opporrà alla signora von der Leyen e alla sua catastrofica politica è Matteo Salvini”. Le Pen si rivolge direttamente alla premier Meloni chiamandola per nome “Giorgia” perché, spiega, “ci siamo conosciute in altri tempi”: “Sosterrete o no un secondo mandato della signora von der Leyen?’: Io credo di sì e così aggraverete le politiche di cui soffrono terribilmente i popoli d’Europa”.
Il no al bis della presidente della Commissione europea uscente Ursula von der Leyen viene ribadito forte e chiaro: “Gli italiani che sceglieranno la Lega non sceglieranno mai un altro mandato con Ursula von der Leyen, i socialisti o la sinistra”, dice Salvini segnando una differenza innegabile con la premier, che però ci tiene a definire “alleata” e “amica” assicurando che “il governo durerà fino al 2027 anche se provano a dividerci”.
Gli slogan della kermesse sono tutti contro la legislatura europea che sta per chiudersi. “Cinque anni di attacchi alla nostra economia, alla nostra sicurezza, alle nostre tradizioni: ora si cambia”. E’ il refrain. Wind of Changes appunto. (Anche se nessuno mette su la canzone degli Scorpions del 1989, simbolo del cambiamento che stava avvenendo in Europa con la caduta del muro di Berlino). Anche il solitamente mite ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non risparmia bordate all’Europa “contro cui lottiamo da dieci mesi” per la vicenda della compagnia aerea Ita e contro il “mix micidiale di burocrazia europea e italiana che soffoca il Pnrr” per cui abbiamo fatto “una montagna di debito”: “lo diciamo tutti, sottovoce, anche i miei colleghi di partiti che non hanno niente a che fare con questi cattivi sovranisti”.
Sul banco degli imputati, Identità e democrazia non mette solo von der Leyen. Ma anche il presidente francese Emmanuel Macron apostrofato da Salvini come “guerrafondaio”, “un pericolo per l’Europa”. E indicato come il nemico contro cui battersi alle prossime elezioni europee che il vicepremier descrive come un “referendum” tra “l’Europa belligerante di Macron e quella pacifica e prospera di Marine Le Pen. Il 9 giugno dobbiamo dare un grande mandato per riportare al centro delle politiche europee progresso, benessere e pace: basta con la gente che parla di bombe, guerra e missili come fosse la cosa più naturale del mondo”.
Salvini dà una lettura ‘pacifista’ anche al suo tifo per Donald Trump alle prossime elezioni negli Usa: “Guarda caso gli anni di governo dei repubblicani a Washington hanno coinciso con anni di pace e prosperità”, sostiene rimuovendo, senza andare troppo indietro nel tempo, gli ultimi quarant’anni con due guerre del Golfo e una guerra in Afghanistan avviate dalle amministrazioni repubblicane di Bush padre e Bush figlio. “Spero gli americani a novembre tornino a scegliere la pace perché io ricordo che Trump sottoscrisse i patti di Abramo riavvicinando il mondo arabo al grande popolo americano”.