Lungo tutta la filiera, valga principio di reciprocità
Roma, 5 mar. (askanews) – “Il divieto di importazione da Paesi terzi di prodotti ottenuti attraverso lo sfruttamento del lavoro è un passo importante di tutela e salvaguardia dell’intera filiera agroalimentare, dalla produzione agricola, all’industria ed i consumatori, dalla concorrenza sleale”: così Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, alla luce dell’accordo raggiunto tra Consiglio Ue e Parlamento sul Regolamento Ue, che vieta l’immissione e la messa a disposizione nel mercato comunitario di qualsiasi prodotto realizzato attraverso una moderna forma di schiavitù, che si ricorda riguarda oltre 26 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui minori.
“Abbiamo da tempo fortemente sollecitato l’Unione Europea affinché fossero bloccate le importazioni di qualsiasi prodotto, a partire da quelli agroalimentari, ottenuti irregolarmente dal punto di vista sociale e ambientale”, aggiunge Scordamaglia, “a partire dal caso del concentrato di pomodoro proveniente dalla regione cinese dello Xinjiang, dove è noto che il governo cinese pratica da tempo politiche di repressione e lavoro forzato della popolazione locale degli Uiguri”. E continua Scordamaglia, “le importazioni in Italia di tale prodotto sono in costante aumento con un differenziale di prezzo crescente rispetto al pomodoro italiano e ciò genera un inaccettabile effetto dumping a danno di aziende agricole e imprese di trasformazione italiane”.
“Ci auguriamo che con l’applicazione di tale Regolamento tutto questo abbia fine: far valere il principio di reciprocità, a cominciare dal lavoro regolare, è una battaglia che deve vedere l’Europa sempre più compatta e determinata”, conclude Scordamaglia.