Urbanizzazione e trasporti, studio del Politecnico di Milano

Roma, 4 mar. (askanews) – In Lombardia l’impatto dell’agricoltura sulla distribuzione spaziale della concentrazione di polveri sottili (PM2.5) è paragonabile a quello degli impianti industriali, dell’urbanizzazione e dei traasporti sulla rete stradale, fonti di inquinamento ben più note e studiate. E’ il risultato di uno studio del Politecnico di Milano pubblicato sulla rivista Chemosphere, secondo cui un impatto paragonabile si è registrato non solo per le zone rurali, ma anche nelle aree più densamente popolate.

In particolare, l’effetto dovuto ai terreni agricoli è risultato correlato ai picchi di inquinamento più intensi rispetto a quanto misurato nelle zone industriali e urbane, ma con una durata limitata nel tempo. Tra le singole colture analizzate è stato registrato un impatto trascurabile delle risaie, più significativo invece per i terreni coltivati a cereali e mais. Il lavoro nasce nell’ambito del progetto di ricerca D-DUST (Data-driven moDelling of particUlate with Satellite Technology aid), finanziato da Fondazione Cariplo.

Questi risultati sono stati ottenuti tramite un framework innovativo ed un modello data-driven che include la valutazione dell’impatto delle diverse destinazioni d’uso del territorio sulla distribuzione spaziale della concentrazione di PM2.5, per analizzare il ruolo dei terreni agricoli con una sensibilità molto maggiore rispetto a modelli pre-esistenti. E’ stata eseguita l’analisi di dati satellitari e di modelli atmosferici del programma Copernicus per la misura di concentrazione del PM2.5 insieme al database open access di uso del suolo e del sistema informativo agricolo di Regione Lombardia.

Per l’analisi è stato utilizzato un innovativo sistema di GEOAI (Geomatics and Earth Observation Artificial Intelligence). Grazie a questo nuovo approccio, sarà possibile in futuro generare evidenza rispetto alle concentrazioni di inquinante correlabili a specifiche attività agricole, come spandimenti e concimazioni.

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