Si ammette la sconfitta ma si sminuisce l’effetto. E restano tensioni tra alleati

Roma, 27 feb. (askanews) – Sminuire la portata dello smacco subito. “Perchè, è successo qualcosa?”, si dice tra il serio e il faceto. Aggrapparsi ai numeri come potessero essere letti fuori dal contesto. “Le liste sfiorano il 50% dei voti, non c’è nessun calo per il centrodestra”. Continuare a mostrarsi compatti, per esempio vergando una nota congiunta come non accadeva da mesi. Nel day after delle elezioni perse in Sardegna, con Paolo Truzzu battuto da Alessandra Todde, per la coalizione di governo più che il giorno dell’autocritica è la fiera della polvere sotto il tappeto.

E’ vero, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini ammettono, nel comunicato congiunto, che si è trattato di “una sconfitta” e promettono che ci ragioneranno “insieme per valutare i possibili errori commessi”. Ma tutti si affrettano a dire che comunque non c’è nessun effetto sul governo o sulla coalizione. E tuttavia, l’analisi del voto sembra diversa a seconda della campana che si ascolta. La Lega, per esempio, con il vice segretario Andrea Crippa, pur usando toni accomodanti, di fatto invita i meloniani “ad ascoltare i territori, a considerare le capacità e non solo i rapporti di forza”.

Fratelli d’Italia ammette di aver sottovalutato che forse Truzzu era poco sostenuto dalla sua stesa città, ovvero Cagliari, ma nega che il problema nasca da una imposizione della presidente del Consiglio a dispetto degli alleati. Giovanni Donzelli lo dice apertamente a Maurizio Gasparri nella riunione che a mezzogiorno si tiene alla Camera per discutere dei prossimi appuntamenti delle amministrative. “Parlare di presunta arroganza non va bene”, afferma. Ce l’ha in particolare con l’intervista dell’azzurro Giorgio Mulè che parla esplicitamente di “prove di forza”. Insomma, le tensioni restano e nulla fa pensare che i prossimi mesi, con le Europee all’orizzonte, tenderanno a calare.

Al di là della strategia comunicativa, però, la sconfitta brucia. Soprattutto alla premier. Lo ammette, scherzando, nell’incontro con i giornalisti della stampa estera. “Mi invitate nel giorno in cui perdo le elezioni in Sardegna e sto pure facendo la Quaresima e non posso neanche affogare i miei dispiaceri nell’alcol”. E’ il suo primo passo falso elettorale dalla vittoria delle Politiche, per di più dopo aver insistito perché la lega mollasse Solinas per fare posto al candidato con il marchio di fabbrica meloniano. Ora non bisogna fallire i prossimi appuntamenti. Quello con le Regionali in Abruzzo, già guidate da Fdi con Marco Marsilio, è praticamente dietro l’angolo. Si vota il 10 marzo e per il 5 i tre leader si sono già dati appuntamento per un comizio tutti insieme a Pescara.

E ormai non manca poi molto nemmeno alle elezioni in Basilicata dove Forza Italia chiede la riconferma di Vito Bardi. Ed è proprio questo uno dei nodi che si sta cercando di sciogliere in queste ore. Nella strategia messa a punto da centrodestra per cercare di far dimenticare il più in fretta possibile lo scivolone sardo, oltre che i sospetti e i veleni tra alleati che ne sono conseguiti, si è infatti deciso di provare ad accelerare proprio sui nomi dei candidati per le prossime tornate amministrative comprese alcune grandi citta come Bari o Firenze e la Regione Umbria che pure va al voto in autunno. L’accordo, viene riferito, è all’attenzione di leader e non è escluso che venga ufficializzato in tempi rapidi.

Ma c’è una scadenza più di tutte all quale guardano Meloni, Salvini e Tajani. Ed è quello delle Europee, dove il “si vince insieme e si perde insieme” di queste ore svanisce di fronte al sistema di voto proporzionale. E la presidente del Consiglio, assicurano, è sempre più tentata di guidare la partita in tutte le circoscrizioni per dimostrare che la sua leadership è salda. Sarà anche per questo che il capogruppo di Fratelli d’Italia invita tutti alla prudenza nel valutare questa sconfitta. “Rivediamoci l’11 giugno e ne parliamo”, afferma.

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