La mobilitazione che chiede l’introduzione di pene più severe per chi uccide, tortura, maltratta gli animali
Roma, 25 feb. (askanews) – Leone chiama e Roma risponde: intensa partecipazione oggi al presidio in piazza Santi Apostoli, dove associazioni animaliste e soprattutto cittadini si sono ritrovati per invocare giustizia per gli animali che non possono difendersi da soli e per chedere l’introduzione di pene più severe per chi uccide, tortura, maltratta gli animali.
Il gatto Leone di Angri, scuoiato vivo e lasciato agonizzante in strada, è stato il primo a scuotere l’opinione pubblica; l’immagine del suo sguardo di riconoscenza ai volontari che hanno cercato di salvarlo, ha dato il via ad un movimento che non si ferma e dice “Mai più”. Ma ci sono anche Leone 2 di San Ferdinando di Puglia, il gatto ucciso da un petardo messo nella bocca, Aron, il cane legato ad un palo e bruciato vivo a Palermo, e ancora i gatti Oil di Latina, morto per dell’olio bollente gettatogli addosso, e Grey, di Alberobello, buttato a calci in una fontana e morto congelato. Sono tutte “vittime innocenti che chiedono giustizia, nessuno può più restare a guardare senza fare nulla”, sottolineano gli organizzatori. E durante la manifestazione, grazie anche all’appassionata organizzazione dei volontari di Stoplastica, ci sono stati momenti di grande intensità. Fumogeni rossi e guanti rossi, che hanno ricordato la sofferenza degli animali e che tutti hanno le mani sporche di sangue, perché finché questa crudeltà non avrà fine, tutti sono responsabili.
Sul palco i volontari hanno raccontato le loro quotidiane esperienze contro la crudeltà, come Annarita Distaso, volontaria dell’Enpa di Barletta e rappresentante dei Coda, Cittadini Organizzati per i Diritti degli Animali, che hanno anche lanciato una petizione su Change.org “Per Leone di Angri e per tutti gli animali! Una concreta iniziativa per cambiare la legge”. Lei, insieme ad altri volontari, ha cercato di salvare il gatto Leone II, il gatto a cui hanno messo un petardo in bocca e poi lo hanno fatto esplodere. “Stiamo cercando di cambiare le cose, assieme a tantissime altre associazioni, stiamo cercando di farci sentire perché serve una legge veramente efficace e che non sia un mero spauracchio”, ha detto. Ad ascoltare e partecipare tanta gente comune, amanti degli animali, che hanno portato i loro amici a quattro zampe, tutti con il nastro arancione simbolo di Leone e della sua storia, di sofferenza ma anche della dolcezza che ha restituito a chi gli è stato vicino e ha cercato di aiutarlo. E con tante bandiere e cartelli: “Amo gli animali perché sono uno di loro”, citando Alda Merini, recita uno di essi.
Alla manifestazione hanno aderito Le Leonesse di Roma, un gruppo di ragazze (e non solo) che hanno deciso di chiamarsi così per dar voce proprio a Leone, il tiktoker Cristian Carbognani, Animalisti Italiani, Partito Animalista Europeo, Centopercentoanimalisti, Stoplastica, Rifugio italiano KJ2, Associazione Fondazione Jigen, ENPA sezione Barletta, Partito Animalista ecologisti 2050, D.A.I.N.O. Fratellanza Animalista, R.C.I. Tutela Diritti Animali, Gatti Non Parole, Animali in famiglia, A.S.D. Olimpus Roma, Chana for Pets ODV.