Indice Pmi risale a 48,9 punti, ma industria Germania “fa da freno”
Roma, 22 feb. (askanews) – Si è attenuata a febbraio la contrazione delle imprese nel complesso dell’area euro, ma con il settore manifatturiero che subisce l’effetto “freno” dell’industria della Germania, che invece ha accusato nuovi peggioramenti. E’ lo scenario che emerge dai risultati preliminari delle indagini presso i responsabili degli approvvigionamenti di S&P Global (Purchasing Managers Index, Pmi).
L’indice Pmi composito della produzione di tutte le aziende nell’eurozona è risalito a 48,9 punti a febbraio, il valore più elevato da 8 mesi, da 47,9 punti a gennaio. Resta però inferiore alla soglia di neutralità dei 50 punti, ovvero continua a indicare contrazione.
L’indice Pmi relativo alle imprese del terziario nell’eurozona è tornato a 50 punti, massimo da 7 mesi a fronte di 48,4 punti a gennaio. L’indice Pmi sulla produzione manifatturiera è leggermente calato a 46,2, prosegue S&P con una nota, da 46,6 punti a gennaio. Infine, l’indice generale sul manifatturiero lato a 46,1 punti dai 46,6 del mese precedente.
Secondo Norman Liebke, economist della Hamburg Commercial Bank che collabora alla inchiesta ed è citato nel comunicato “la Germania sta fungendo da freno per la crescita dell’eurozona. Mentre la ripresa della Francia è stata più forte sia per il settore dei servizi che per il manifatturiero, la Germania è rimasta indietro”.
Complessivamente “l’eurozona che ha imboccato la strada della ripresa e si intravede un barlume di speranza. Ciò è particolarmente evidente nel settore dei servizi”.
Una possibile spiegazione del divario Francia-Germania “potrebbe essere la maggiore attività turistica, con la prima che ne ha tratto un vantaggio maggiore rispetto alla Germania. Su come il settore manifatturiero rallenti l’economia europea è chiaramente dimostrato dal forte declino della produzione e dal rallentamento dei nuovi ordini. Le aziende campione hanno di conseguenza ridotto ulteriormente la loro forza lavoro e, esprimendo quindi pessimismo, le previsioni dell’attività dei prossimi dodici mesi sono rimaste al di sotto della media a lungo termine”.
Secondo l’economista i dati degli indici Pmi “rischiano di deludere la Bce. I prezzi di vendita sono aumentati ad un tasso più veloce per il quarto mese consecutivo. La causa di ciò è interamente dovuta al settore ad alto impiego di manodopera dei servizi, che continua ad avere difficoltà legate agli aumenti salariali. Le nostre previsioni ribadiscono che a giugno la Bce ridurrà per la prima volta i tassi di interesse”.