Al Goethe Institut giovedì l’opera di Ottai con Bruno Maccalini
Roma, 19 feb. (askanews) – Il Goethe Institut di Roma ospita il 22 febbraio alle 21 “Stasera ho deciso di venirmi a trovare per fare due chiacchiere con me stesso”, uno spettacolo musicale improntato sulla storia di Fritz Gruenbaum, eccelso cabarettista ebreo, regista e librettista austriaco, mai rappresentato in Italia, che per oltre trenta anni divertì con sketch, riviste e operette irriverenti il pubblico di Vienna e Berlino, prima che il nazismo silenziasse in un colpo solo il doppio personaggio a cui aveva dato vita albergandolo in un unico corpo.
Protagonista in scena l’attore e regista Bruno Maccallini, co-autore dell’opera insieme ad Antonella Ottai, che con il suo libro “Ridere rende liberi” (Ed. Quodlibet) ne ha ispirato la scrittura scenica. Dalle scene viennesi a quelle dei lager nazisti, lo spettacolo racconta una delle tanti tristi avventure di tanti artisti vittime della Shoah: di Gruenbaum sarà ripercorsa l’arte narrativa e scenica attraverso molti dei suoi monologhi, tradotti e adattati per l’occasione, in cui dialoga con un “secondo io”, litigando sempre con se stesso.
Uno sdoppiamento a lui familiare con cui riuscì a intrattenere fino alla fine anche i suoi “colleghi” internati a Dachau: “Prima di affrontare il pubblico – asseriva – parlo sempre con me stesso: non è che parlo da solo, parlo con l’altro me ed è proprio lui che si beve tutto il fiele che mi esce fuori. Perché? Il fatto è che il mio dentro è arrabbiato con il mio fuori.” D’altra parte questo suo “stile”, o anche strategia, di inferocirsi con il proprio io, al punto da considerarsi divorziato da se stesso, gli consentì di esserlo ancora di più con l’epoca storica in cui si trovò ad operare e di affrontare con disinvolta irriverenza i suoi contemporanei più illustri.
Dotato degli accenti e delle tematiche tipiche dell’umorismo ebraico, Gruenbaum assunse a cifra della sua scena comica la struttura del doppio creando così non solo una straordinaria sintonia con lo spirito del tempo, ma riuscendo a conferire agli enunciati di Freud o di Einstein, per citare i riferimenti più celebri in cui incorrevano i suoi sketch, la formula aurea del paradosso comico. Così come sprofondava nel non senso il delirio politico che individuava come Hitler o il generalissimo Franco stavano agitando sulla scena internazionale. Se non fossero risultate sufficienti le sue origini ebraiche, non appena invasa l’Austria, a questi affronti il nazismo non avrebbe mancato di presentare il conto, internandolo nei lager dove trovò la morte.
“Attraversarne il crescendo nell’ampio repertorio dell’artista – afferma Maccallini – provoca non solo la risata amara nei confronti di un grande racconto storico consegnatoci dallo sguardo – anzi dai due sguardi sempre divergenti – di chi ne è stato acuto osservatore, ma lascia scoprire anche il valore, assolutamente attuale, della lotta fra l’eversione del comico e l’inesorabilità degli eventi”.
Una performance d’attore, condita dalle musiche di Pino Cangialosi interpretate dal vivo da Livia Cangialosi e integrata dall’inserimento di brani multimediali collegati all’epoca storica trattata, che interpreta la dialettica dello sdoppiamento appoggiandosi in scena ai dispositivi di riproduzione tecnica della persona, nati anch’essi nel tempo che fu di Gruenbaum, moltiplicando la sua presenza in un gioco delle parti, degli specchi e delle loro rifrazioni.
Lo spettacolo, una produzione della Società per Attori, è a margine del Laboratorio “Una risata allunga la vita” in programma dal 6 marzo a fine aprile al Goethe (www.unarisatalab.com) e si integra alla trilogia delle opere drammaturgiche scritte da Antonella Ottai: oltre a “Stasera ho deciso di venirmi a trovare”, il ciclo comprenderà infatti “Diva. Una sinfonia per Weimar”, in programma sempre al Goethe il 29 febbraio, e “Grotesk! Ridere rende liberi”, in calendario il 24 aprile al Teatro Vascello di Roma.