Una storia di emigrazione diventata successo e angosce
Roma, 18 feb. (askanews) – Il Ballo del qua qua Sanremese non è stata probabilmente la sua esibizione migliore, se non altro per le polemiche che ne sono derivate. Ma a Settant’anni ci si può permettere questo e altro. Specialmente se nella tua carriera hai recitato i must della filmografia mondiale come La febbre del Sabato Sera, Pulp Fiction, Grease. John Travolta compie settanta anni e riavvolgendo il nastro dei suoi ricordi c’è tutta la storia dell’emigrazione. La famiglia del padre, Salvatore “Sam” Travolta, riparatore di pneumatici, era originaria di Godrano (Palermo), quella della mamma, Helen Cecilia Burke, docente di arte drammatica, arrivava dall’Irlanda. Fratello degli attori Joey, Ellen, Ann, Margaret e Sam Travolta, fu portato a recitare e ballare fin da piccolo. Il ratello di Gene Kelly, Fred, lo incitò a prendere lezioni di tip tap a 12 anni. Englewood, nel New Jersey, il suo primo palcoscenico; i palchi off-Broadway lo hanno accolto a 18 anni. Con Bye Bye Birdie e Grease gira l’America. Con I ragazzi del sabato sera (1975), veste i panni di un ragazzo difficile di nome Vinnie Barbarino e comincia ad avere i primi successi televisivi. Il regista John Badham lo sceglie come interprete assoluto de La febbre del sabato sera (1977). Tony Manero, giovane proletario italo-americano, era un ruolo calzato a pennello per lui. Immediatamente nominato agli Oscar e ai Golden Globe come miglior attore protagonista. Sull’onda di quel successo, Sylvester Stallone diresse il seguito, sempre con John Travolta come protagonista: Staying Alive (1983), ma il film non andò bene. Dopo la morte della sua compagna Diana Hyland divenne il protagonista maschile della trasposizione cinematografica di Grease – Brillantina (1978) diretto da Randal Kleiser, conquistando una seconda candidatura ai Golden Globe. Da quel momento le proposte continueranno a fioccare, ma lui rifiuterà la maggior parte dei ruoli compresa la parte che andrà a Richard Gere in American Gigolò (1980). De Palma lo rivuole come protagonista del suo Blow Out (1981), che si rivelò un flop. Rifiutò American Gigolò e Splash – Una sirena a Manhattan (1984). Nella trilogia di Senti chi parla (1989, 1990 e 1993) tornò ad essere protagonista di un film di successo. E’ l’unico attore hollywoodiano che oltre a piscina e giardino, ha anche una pista di atterraggio in casa sua. Rifiuta ancora due ruoli: quello del protagonista in Forrest Gump (1994) e in Apollo 13 (1995), entrambi andati Tom Hanks. Quentin Tarantino lo riporta in auge in Pulp Fiction (1994). Vince un David di Donatello come miglior attore straniero e le candidature ai Golden Globe e agli Oscar come miglior attore protagonista. Recita con Christian Slater in Nome in codice: Broken Arrow (1996), Nicolas Cage in Face/Off – Due facce di un assassino (1997). Arriva I colori della vittoria (1998). E arriva di volata un’altra nomination ai Golden Globe. A inizio 2009 John Travolta viene colpito da un gravissimo lutto. A soli 16 anni muore il figlio Jett a causa di una crisi epilettica che lo colpisce mentre si trova in vacanza con i genitori. Travolta ha sempre negato i problemi psichici di suo figlio anche perché la setta religiosa di Scientology di cui è un seguace (quella di cui fanno parte anche star del calibro di Tom Cruise e Will Smith) stabilisce che chi è affetto da questi problemi non può essere curato con farmaci. Per questo motivo Travolta si discosta momentaneamente dalla setta. Nel 2020, muore l’amatissima moglie Kelly Preston. Insieme i due avrebbero fatto parte della setta per 45 anni, ma alla morte della donna l’attore aveva espresso la sua gratitudine ai medici che l’avevano curata. Nel 2022 muore la co-protagonista di Grease e sua grande amica, Olivia Newton-John. Negli ultimi anni la sua vita si è concentrata sulla crescita dei figli, Ella Bleu di 23 anni e Benjamin di 13. Paradise City, del 2022, per la regia di Chuck Russell e Die hart, del 2023, di Eric Appel gli ultimi due film interpretati.