Ma chiede etichettatura obbligatoria e divieto di brevettabilità
Bruxelles, 7 feb. (askanews) – La lunga e complicata votazione sul regolamento sulle “nuove tecniche genomiche” (Ngt) della plenaria del Parlamento europeo, oggi a Strasburgo (con oltre 300 emendamenti, di cui molti approvati o respinti con una differenza di pochi voti), ha prodotto un testo che approva l’impianto di fondo della proposta della Commissione: una sostanziale deregolamentazione nell’Ue di questi nuovi Ogm “di precisione”, quando risultano da non più di 20 modificazioni genetiche (Ngt1) e sono perciò considerati come “sostanzialmente equivalenti” alle piante “convenzionali”.
Come prevede la proposta originaria, al di là delle 20 modificazioni genetiche (Ngt2) resta invece pienamente applicabile la normativa Ue sugli Ogm, ovvero un regime di autorizzazione fondato sulle valutazioni di rischio da parte dell’Efsa (l’Autorità Ue di sicurezza alimentare), con un sistema obbligatorio di tracciabilità ed etichettatura, e con la possibilità da parte degli Stati membri di imporre divieti di coltivazione sul proprio territorio nazionale.
Il Parlamento europeo, tuttavia, ha introdotto diversi limiti alla deregolamentazione degli Ngt1: innanzitutto, è passato (con 317 voti a favore, 302 contrari e 13 astenuti) l’emendamento 264, proposto da Socialisti e Verdi, che reintroduce un chiaro obbligo di etichettatura generalizzato a tutti i nuovi Ogm e loro derivati, e non solo limitato alle confezioni contenenti sementi. Anche perché resterà comunque il divieto di utilizzo degli Ngt1 nell’agricoltura biologica per evitare contaminazioni (sempre di Ogm si tratta), e senza etichettatura obbligatoria questo non sarebbe possibile.
L’emendamento chiede che “le piante Ngt di categoria 1, i prodotti contenenti o costituiti da una o più piante Ngt di categoria 1 e il materiale riproduttivo vegetale, anche a fini di selezione e fini scientifici, che contiene una o più piante Ngt di categoria 1 o ne è costituito ed è messo a disposizione di terzi, a titolo oneroso o gratuito”, rechino un’etichetta che riporta la dicitura “Nuove tecniche genomiche”. Etichetta che inoltre, per il materiale riproduttivo vegetale, dovrà essere seguita “dal numero di identificazione della pianta o delle piante Ngt da cui è derivato”. Per garantire trasparenza, gli eurodeputati chiedono anche di creare un elenco pubblico online di tutte le piante Ngt1.
Un’altra sostanziale modifica della proposta originaria è quella che introduce un divieto di brevettabilità per tutte le piante Ngt, di entrambe le categorie (1 e 2), per evitare incertezze giuridiche, l’aumento dei costi e nuove dipendenze di agricoltori e allevatori dalle grandi società agroindustriali. Il divieto di brevettabilità riguarda il materiale vegetale, le loro parti, le informazioni genetiche e le caratteristiche dei processi in esse contenute, ed è stato introdotto con l’emendamento 69, presentato dai Verdi e sostenuto dalla commissione Ambiente, che ha ottenuto ben 588 voti a favore, 27 contrari e 17 astenuti.
Per quanto riguarda la definizione delle piante Ngt di categoria 1, gli eurodeputati hanno chiesto (emendamenti 72 e 73) di aggiungere altre due condizioni a quelle già previste dalla proposta originaria della Commissione: affinché una pianta Ngt sia considerata equivalente a una pianta ottenuta con tecniche convenzionali, oltre alla soglia di 20 modificazione genetiche (“sostituzione o inserimento di non più di 20 nucleotidi”), vengono aggiunti un limite a non più di tre modifiche riguardanti le sequenze che modificano una proteina, e la condizione che questi interventi non creino una “proteina chimerica”. Ovvero una proteina “che non è presente nelle specie appartenenti al pool genetico ai fini della selezione”.
Bruxelles, 7 feb. (askanews) – L’obiettivo dichiarato del regolamento è quello di agevolare, attraverso la parziale regolamentazione di questi Ogm di nuova generazione, la creazione di varietà vegetali migliorate, che siano resistenti al cambiamento climatico e ai parassiti, che diano rese più elevate o che richiedano meno fertilizzanti e pesticidi durante la coltivazione.
Le nuove tecniche genomiche, al contrario dei “vecchi” Ogm che erano ottenuti attraverso la “transgenesi”, sono basate sulla “cisgenesi”, ovvero l’inserimento nelle piante di geni provenienti da specie affini, e non estranee (come nella transgenesi). In pratica, si “pilotano” e si accelerano modificazioni genetiche che potrebbero verificarsi naturalmente, e lo si fa applicando i meccanismi di precisione della genomica, basata sulla mappatura del genoma. Negli Ogm tradizionali, invece, le modificazioni genetiche venivano conseguite senza sapere esattamente dove nel genoma sarebbero andate a inserirsi le nuove sequenze di Dna.
Resta il fatto, tuttavia, che qualunque modificazione del genoma comporta il rischio potenziale di “effetti non intenzionali”, a livello sia genetico che epigenetico (cioè dentro o fuori il Dna), ed eliminare l’obbligo della valutazione di rischio e dell’autorizzazione, come si vuole fare con gli Ngt1, appare poco coerente con il principio di precauzione, che è previsto dal Trattato Ue.
Inoltre, il tentativo in atto, soprattutto in Italia, di negare che le piante prodotte con le nuove tecniche genomiche siano degli Ogm contraddice quanto è scritto nella stessa proposta di regolamento dell’Ue, che definisce “pianta Ngt”, all’Articolo 3, “una pianta geneticamente modificata ottenuta mediante mutagenesi mirata o cisgenesi”; a meno di non voler affermare che una pianta non è un organismo.
Il testo approvato oggi dalla plenaria, con con 307 voti favorevoli, 263 contrari e 41 astensioni, costituisce il mandato negoziale del Parlamento europeo per i negoziati co-legislativi con la Commissione e con il Consiglio Ue (“trilogo”) per arrivare al testo definitivo del regolamento.
Da notare, infine, che nel voto di Strasburgo si sono espressi a favore del testo emendato e in modo molto compatto gli eurodeputati dell’estrema destra di Identità e Democrazia (con la Lega), e poi il Ppe (salvo una trentina di contrari, soprattutto polacchi, e una decina di astenuti) e i Liberali di Renew (con cinque contrari e 14 astenuti), mentre si sono spaccati a metà i Conservatori dell’Ecr (con 29 favorevoli, tra cui gli italiani di Fdi, 31 contrari e un astenuto) e il gruppo dei Socialisti e Democratici (55 a favore, 71 contrari e due astenuti). Tra i contrari, molto compatti i gruppi dei Verdi e della Sinistra, e la delegazione del M5s. Spaccatura interna anche per il Pd: Bresso, De Castro, Gualmini, Picierno, Rondinelli e Variati si sono espressi a favore, mentre Bartolo, Benifei (il capodelegazione), Covassi, Laureti, Moretti, Pisapia e Smeriglio hanno votato contro.