In Spagna due pessimi raccolti hanno ridotto divario storico con Italia
Milano, 7 feb. (askanews) – A gennaio il prezzo dell’olio d’oliva si è mantenuto in alto con i produttori penalizzati ancora da siccità e riserve scarse. È, in sintesi, quanto rilevato dall’Osservatorio mensile di Certified Origins, che evidenzia come in Spagna due pessimi raccolti consecutivi abbiano contribuito a ridurre drasticamente il divario storico tra il prezzo dell’evo iberico e quello italiano. Il nuovo anno, dunque, è proseguito nel solco del 2023: il prezzo dell’extra vergine d’oliva in Italia, infatti, continua a rimanere sostenuto segnando punte di 10,50 euro al chilo per oli di qualità e idonei all’esportazione.
In generale, i paesi produttori del Mediterraneo sono ancora profondamente colpiti dalla prolungata situazione di siccità specialmente in Spagna, dove nella zona dell’Andalusia le riserve idriche sono a oggi al 22%, inferiori rispetto al 2023 quando erano al 29%, e ben al di sotto dei livelli medi degli ultimi 10 anni (51%). I prezzi si mantengono tendenzialmente alti a causa delle scarse riserve di olio e dell’incessante domanda dei mercati esportatori, nonostante una lenta contrazione dei consumi interni in alcuni paesi del Mediterraneo. Storicamente il mercato ha mantenuto un certo divario tra costo all’ingrosso dell’evo italiano e quello spagnolo, con l’olio italiano posizionato più in alto, principalmente a causa dei volumi maggiori di produzione provenienti dalle campagne del territorio iberico, rispetto ai volumi provenienti dai frantoi della penisola italiana. Oggi questo divario è stato drasticamente ridotto dal mercato, a causa di due raccolti consecutivi in Spagna ben al disotto delle media: gli oliveti hanno infatti prodotto fino al 50% in meno di frutti. A febbraio 2024 il prezzo dell’evo iberico sì e posizionato stabilmente tra i 9-10 euro al chilo, vicino a quello Italiano. Tra gli altri produttori del Mediterraneo, anche l’olio di origine greca e portoghese si attestano intorno ai 9,50-10 euro al chilo mentre il “meno” caro rimane quello tunisino con prezzi tra 8-9 euro. “Uno dei principali fattori della crisi dell’olio d’oliva, e tra le cause maggiori dell’aumento dei prezzi, è sicuramente l’effetto degli eventi estremi climatici che stiamo affrontando – osserva Giovanni Quaratesi, head of corporate global affairs di Certified Origins – La nostra filiera è chiamata a trovare delle soluzioni che dovranno guardare al settore a 360 gradi, partendo dagli alberi, la cui sopravvivenza e salute gioca un ruolo chiave. Per quanto riguarda i prezzi nel breve termine, in primavera con la fioritura degli oliveti avremo una prima idea del potenziale del raccolto della prossima campagna e del posizionamento futuro del mercato. Non ci aspettiamo comunque un ritorno ai prezzi precrisi nel breve e medio termine, per il quale ci vorranno annate produttive eccellenti”.
In Italia il mercato ha segnalato a gennaio qualche transazione intorno ai 9 euro al chilo per Extra Vergine convenzionale ma con anche picchi elevati al di sopra dei 10 euro al chilo. Il mese di febbraio sarà utile per determinare se il trend si invertirà e si inizierà a rilevare un calo di prezzo per una delle origini più apprezzate e valorizzate sui mercati esteri; o se invece si tratta di un momentaneo calo che potrebbe essere interrotto dall’aumento della richiesta da parte degli imbottigliatori, e le aspettative poco rosee per la campagna 2024-2025. Per andare incontro alle esigenze dei cittadini spagnoli alle prese con il caro vita, il governo iberico ha deciso di esentare l’olio d’oliva dall’attuale Iva del 5%. Questa scelta è stata fatta anche alla luce del continuo aumento dei prezzi dell’olio da parte delle catene dei supermercati spagnoli e dal calo significativo degli acquisti nonostante l’olio sia un prodotto chiave della cucina iberica. Le notizie di una raccolta leggermente superiore all’aspettativa non bastano a calmare le preoccupazioni sulla mancanza di scorte e la qualità necessarie a soddisfare la domanda interna e dell’export durante tutto il 2024.
Per la Grecia non si prevedono flessioni dei prezzi, a causa della scarsa disponibilità e soprattutto qualità. I produttori e frantoi ellenici si preparano a un anno con poche transazioni, nell’attesa di una prossima campagna più fruttuosa. I produttori portoghesi si aspettano una campagna buona per volumi e qualità ma con prezzi ancora alti a causa della domanda sostenuta, con punte a 9,50 euro la chilo per l’olio convenzionale e a 10,50 per il biologico.