E’ necessario un comportamento espresso dell’amministrazione che attesti l’esistenza di un diritto proveniente dall’organo competente
La Corte di Cassazione ha affrontato la questione del principio dell’affidamento nel contesto fiscale, delineando alcune linee guida importanti.
In primis, per configurare una situazione di legittimo affidamento del contribuente, è necessario un comportamento espresso dell’amministrazione che attesti l’esistenza di un diritto proveniente dall’organo competente, sottolineando che il riferimento all’art.10 della legge n. 212/2000 è legato a comportamenti del contribuente basati su indicazioni o errori provenienti dall’amministrazione, non a circostanze legate a controlli fiscali precedenti.
“In merito al caso in esame, la Corte ha affermato che il fatto che il Fisco non abbia contestato una violazione fiscale in un anno precedente, il cui effetto si protrae in un anno successivo – spiega Salvatore Baldino, consigliere d’amministrazione della Cassa dei ragionieri e degli esperti contabili – non lesiona il diritto di difesa del contribuente e il suo legittimo affidamento”.
Inoltre, si evidenzia che l’art. 10 della legge 212/2000 riguarda solo la materia delle sanzioni e non il tributo.
“Sul tema specifico la Corte di Giustizia UE ha affermato che il principio dell’affidamento non consente richieste di pagamento retroattivo dell’IVA – prosegue Baldino – quando il comportamento dell’amministrazione ha fatto sorgere nel soggetto passivo il legittimo convincimento di non essere tenuto a ripercuotere l’imposta”.
Sorge quindi il dubbio se il restringimento del principio dell’affidamento operato dalla Suprema Corte non vada contro i paradigmi costituzionali dell’azione di verifica.
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