I residenti della struttura comunale chiedono l’assegnazione di un alloggio pubblico al Comune e diffidano a procedere per una ricognizione degli alloggi comunali.
CASALNUOVO – Sebbene ancora in attesa di essere convocati dal Segretario Comunale a seguito della sentenza del TAR, nelle ultime ore i residenti della struttura dell’ex asilo nido nel comparto 219/81, sito in Viale dei Pini 50, presentano richiesta di assegnazione di alloggio pubblico con contestuale diffida al Comune a procedere alla ricognizione degli alloggi disponibili sul territorio comunale ai fini dell’assegnazione a chi effettivamente ne abbia diritto.
Tale richiesta inviata, non solo al Segretario Comunale e ai dirigenti dei settori competenti ma anche ai vertici istituzionali, alla Pubblica Assise cittadina e alla Giunta Municipale, chiarisce senza dubbio l’esistenza di ulteriori sviluppi nella delicata vicenda.
In particolare gli abitanti dell’ex asilo nido e qui residenti dal 1993, assistiti e difesi dall’avvocato Elisa D’Onofrio , chiedono oltre il riconoscimento di un’abitazione vera e quindi di un’esistenza dignitosa, diffidano gli uffici comunali a verificare se gli occupanti di tutti gli immobili di proprietà comunale ivi inclusi quelli del comparto 219 e quelli abusivi acquisiti al patrimonio comunale vi abbiano diritto, adottando all’esito di tali verifiche provvedimenti di sgombero nei confronti di quanti non siano in possesso dei requisiti per l’assegnazione di alloggi ERS (edilizia residenziale pubblica) o siano comunque morosi. Il percorsointrapreso dunque, comincia ad assumere proporzioni più ampie che, in un’ottica di uguaglianza e giustizia innanzitutto umana , non fà una piega.
A convalidare il loro disperato grido di aiuto ci ha pensato il TAR (tribunale amministrativo regionale) Campania con la sentenza emessa in data del 25 Marzo scorso, con cui non solo annulla l’ordinanza di sgombero adottata dal Segretario Comunale che prevedeva un termine di appena 30 giorni chiarendo al Comune di ragionare in tempi congrui, in quanto gli abitanti dell’edificio comunale ovviamente da questi “occupato” in quanto lì ufficialmente residenti, non sono oggetti di cui sbarazzarsene, bensì persone verso cui si deve considerare la posizione e le condizioni soggettive di ciascuno di questi, ma traccia la strada giusta.
«Ci siamo limitati a fare quello che ha indicato lo stesso TAR nelle sentenze con le quali sono state annullate le ordinanze di sgombero adottate dal Segretario Comunale» – dichiara la difesa dei dieci nuclei familiari, l’avv. Elisa D’Onofrio, che con toni sereni ma determinati aggiunge – «siamo convinti che la vicenda dei miei assistiti debba essere gestita nell’ambito della più generale tematica dell’emergenza abitativa sul territorio comunale. In quest’ottica la loro situazione va dunque necessariamente equiparata a quella degli altri occupanti abusivi degli immobili di proprietà comunale esistenti sul territorio. A questo proposito non abbiamo potuto fare a meno di rilevare che a fronte di un patrimonio immobiliare enorme da anni non risultano effettuate assegnazioni di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Eppure dagli atti esibiti dalla stessa Amministrazione in giudizio, negli ultimi sette anni risultano adibiti a Centri di assistenza abitativa temporanea ben tre edifici, per un totale di circa venti alloggi, senza che sia stato mai pubblicato alcun avviso pubblico per le famiglie bisognose che vivono sul territorio. Questi centri sembrano essere finiti nel dimenticatoio. Dopo l’adozione di delibere di destinazione a fini pubblici non risultano adottati altri provvedimenti e allo stato non si sà se gli immobili siano abitati e da chi».
Dai banchi del TAR dunque , la delicata questionedell’ex asilo nido (del resto anche notevolmente chiacchierata in città da più settimane e già oggetto di attenzione di una nota trasmissione televisiva nazionale corrispondente a Striscia la Notizia) viene rispedita al mittente comunale su un percorso chiaramente sentenziato dal tribunale, dove questa volta anche la classe politica locale viene direttamente interpellata dai residenti dell’ex asilo che rivendicano in questo modo il loro diritto alla casa dando giusto peso e forma ad un argomento che, almeno nelle battute iniziali, non ha ricevuto un ‘equa e meritata considerazione da chi di dovere, sebbene «il diritto all’abitazione è incluso nel catalogo dei diritti inviolabili che l’edilizia residenziale pubblica è diretta a garantire in concreto a soggetti economicamente deboli nel luogo ove è la sede dei loro interessi, al fine di assicurare un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti, mediante un servizio pubblico deputato alla provvista di alloggi per i lavoratori e le famiglie meno abbienti» così come affermato da non pochi quadri normativi nazionali ed europei.
In concreto e per quanto asserito dallo stesso Ente, il Comune è proprietario di numerosi centri di assistenza abitativa temporanea, oggetto anche di delibere di Consiglio Comunale negli ultimi anni, in aggiunta a numerosi altri alloggi ERS, più quelli provenienti dal servizio antiabusivismo considerata la maxi speculazione edilizia avvenuta sul territorio nel lontano 2007 e la successiva acquisizione di tanti alloggi al patrimonio del Comune. Un patrimonio immobiliare dunque realmente esistente ed abbastanza corposo al punto tale da far pensare di trovarsi innanzi ad un Comune ricco ma che sembri allo stesso tempo e fino a prova contraria di essere ancora lontano da una volontà amministrativa che attui chiare politiche di emergenza abitativa, anche innanzi alla necessità di stati di fatto palesi e concreti.
In ogni modo la battaglia continua a ritmi incessanti e non si esclude, vista la delicatezza della vicenda, l’arrivo di forti buriane presso il Palazzo Municipale.
Intanto: “andremo a fondo su questa questione , per capire come sono gestiti gli immobili di proprietà comunale e per affermare il diritto dei miei assistiti ad avere una casa degna di questo nome , dopo anni di sofferenza” conclude il legale Elisa D’ Onofrio.