Punta su nuove occasioni consumo oltre colazione, non farà bevande vegetali

Milano, 24 gen. (askanews) – Il 2023 è stato “un anno discreto, non eccellente ma discreto e quindi siamo soddisfatti”. Il direttore generale di Parmalat, Maurizio Bassani traccia un bilancio sul mercato del latte per l’azienda oggi parte del gruppo francese Lactalis, durante lo scorso anno. “A livello di comparto il latte non ha sofferto. Noi un po’ di più complessità l’abbiamo avuta ma siamo qui a investire”, ha detto presentando nella sede di Collecchio un progetto di sostenbilità per le bottiglie di latte a lunga conservazione. “Il latte tutto sommato nel 2023 non è andato malissimo, con una crescita dell’Uht e una continua piccola perdita del fresco, ma nella sommatoria dei due comparti non ha subito dei grossi cambiamenti – ha spiegato – E’ vero però che il latte fresco per un fatto di comodità ma anche di prezzo tende a cedere il passo al latte a lunga conservazione”. La business milk sviluppa un fatturato di un miliardo, ha otto stabilimenti di cui quello di Collecchio è il più importante, anche in termini di varietà di prodotti, con 350 milioni di litri di latte lavorati ogni anno.

In questo scenario un ruolo chiave l’ha giocato, come del resto nel largo consumo in generale, la marca del distributore: “Questa domanda è stata sostenuta dalla private label, dai discount dove l’effetto prezzo è stato determinante. I grandi brand, che hanno un posizionamento di prezzo superiore, hanno subito una competizione interna” ha ammesso. Parmalat è entrata nel mercato della private label più di dieci anni fa ed “è un canale molto importante per noi in alcuni segmenti dove abbiamo capacità produttive in esubero, sicuramente nel latte dove non esiste un grande know how e una tecnologia proprietaria. Oggi a volume la private label rappresenta il 25% del totale. E’ un fatto di equilibrio, ma è anche una grande opportunità perchè abbiamo otto fabbriche che vogliamo mantenere e alimentare costantemente”. Nel corso di questi dieci anni, ci ha spiegato Bassani, la produzione mdd di Parmalat ha registrato una crescita a volume molto importante, ma negli ultimi due ci siamo regolarizzati e ora iniziamo a selezionare i dossier perchè vogliamo mantenere questo equilibrio in percentuale”.

Tornando all’andamento dello scorso anno, Parmalat ha registrato una migliore performance del segmento latte basico rispetto allo Zymil, il prodotto ad alta digeribilità, senza lattosio che negli ultimi 10 anni ha registrato una costante crescita tanto che, a oggi, è il secondo prodotto più venduto nei supermercati italiani come numero di referenze (secondo solo alla birra Peroni da 0,66 cl), con un produzione pari a 160 milioni di litri l’anno. “Anche questa volta l’effetto prezzo ha giocato la sua parte: qualche consumatore pur rimanendo fedele alla marca ha fatto il passaggio dallo Zymil al basico: non ha rinunciato al prodotto Parmalat ma accetta un prodotto diverso con un prezzo inferiore – ha spiegato Bassani – Non è drammatico, succede ma dobbiamo ricordarci che in Italia la mdd ha una delle quote più basse a livello europeo e la fedeltà alle marche c’è sempre stata, anche se ogni anno guadagna spazio”.

Tuttavia nel mercato, in questi anni, si sono fatte spazio le bevande vegetali che hanno costituito una alternativa al latte, non solo per chi fa scelte alimentari di tipo etico. “Le bevande vegetali hanno fatto crescere il mercato perchè chi ha fatto una scelta etica non consuma il latte, certo qualche consumatore di latte, ma è la minor parte, si è spostato verso le bevande vegetali, ma la maggior parte della crescita di questi prodotti è aggiuntiva al mercato” ha spiegato Bassani chiarendo che Parmalat non percorrerà questa strada. “Noi non produciamo bevande vegetali, ci siamo affacciati timidamente su questo mercato che è cresciuto molto ma da un paio di anni si è abbastanza stabilizzato. C’è un chiaro leader con una gamma ampia e segmentata, per cui non riteniamo che ci sia particolare interesse a entrarci”, ci ha detto.

Per i prossimi anni piuttosto la scommessa è quella di creare nuove occasioni di consumo del latte durante la giornata: “Noi lo abbiamo esplorato in lungo e in largo, insieme alla pasta è la categoria più importante in Italia ma ha un limite: il 95% del consumo avviene a colazione. Altri Paesi, come gli Stati Uniti lo usano come bevanda durante i pasti: noi non possiamo aspirare a tanto, ma un break o il latte prima di andare a letto sicuramente. E’ una scommessa complicata però ci lavoriamo – ha ammesso il dg – In questo senso gli aromatizzati stanno performando bene e l’obiettivo è anche quello di essere consumati fuori pasto, non a colazione. I risultati sono incoraggianti, per questo estenderemo questa gamma che sta funzionando con altri gusti e altri brand”.

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