Il titolare dell’omonima Cantina di Ripatransone succede a Savini
Milano, 24 gen. (askanews) – Simone Capecci è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela Vini Piceni. Il 52enne titolare dell’omonima Cantina di Ripatransone, succede a Giorgio Savini, che ha svolto il medesimo incarico per due mandati e che ha deciso di non ricandidarsi. Capecci, il cui mandato dura tre anni, è stato eletto nella prima convocazione utile dal nuovo Cda composto, oltre che dal neo presidente, da Marianna Velenosi (Azienda Velenosi), Omar Traini (Cantine Castignano), Giovanni Vagnoni (Le Caniette), Adriano Lorenzi (Collevite), Quinto Fausti (Tenuta De Angelis), Stefano Acciarri (Cantine dei Colli Ripani), Francesca Pantaleone (Azienda Pantaleone), Andrea Carfagna (Terre Cortesi), Michele Di Ruscio (Terra Fageto) e Emanuele Colletta (Azienda Clara Marcelli).
“Il nostro è un mondo fatto di imprenditori seri, onesti, affidabili, dediti al lavoro, ma non sempre inclini a fare gruppo, a quella solidarietà di corpo che qualche volta sarebbe molto preziosa. Per questo ho al mio fianco un Cda composto da rappresentanti di grande spessore personale ed imprenditoriale e che rappresentano tutte le anime di questo Consorzio” ha dichiarato Capecci, aggiungendo che “questo è un grande segnale che nel nostro Consorzio hanno pari dignità le grandi cooperative, chi esporta in tutto il mondo ed ha un marchio noto ed affermato, fino alla piccola impresa”.
“Vorrei trascinare tutti nel mio sogno di dare forza e riconoscibilità al nostro territorio dal quale, ricordo, proviene quasi il 60 % della produzione viticola regionale” ha proseguito, spiegando che “proprio perché il Piceno ha un territorio pitturato dalle vigne, tra i programmi del mio gruppo c’è proprio quella di caratterizzare il paesaggio viticolo, proporre nuovi dettami per coloro che impiantano nuove vigne o che curano la manutenzione di quelle in produzione”.
“Consci della nostra bellezza, perseguiremo la politica voluta dal nostro assessore regionale sull’enoturismo, proponendo una apposita commissione di studio, visto che l’accoglienza può essere un punto di svolta per molti nostri imprenditori” ha continuato, sottolineando che “inoltre, vorremmo investire sull’istituzione della ‘banca del vino’, una sorta di caveau ove conservare, a futura memoria, tutte le bottiglie delle annate delle nostre Doc e Docg, debitamente custodite e catalogate, al fine di non disperdere un capitale dal valore simbolico immenso e che potrà testimoniare ai posteri il pregio delle produzioni e l’impegno dei nostri imprenditori”.”Non da ultimo occorrerà coinvolgere tutta la compagine sociale nello studiare nuove forme per la commercializzazione dei nostri prodotti, di grande pregio ma non sempre compiutamente conosciuti, attraverso esplorazioni di mercato collettive, soprattutto in ambito nazionale e comunitario, invece di lasciare l’iniziativa solitaria e spesso poco producente per le aziende singole” ha aggiunto, sottolineando che “in questo contesto, doverosamente, occorrerà una riflessione sui nostri Disciplinari, in particolare in quelli che contengono il vitigno autoctono ‘Pecorino’, e per il nostro Rosso Piceno, prodotti notoriamente di punta, quest’ultimo salito alle cronache per la questione Montepulciano in etichetta, principio che abbiamo intenzione di difendere fino in fondo”.
Il Consorzio Vini Piceni nasce nel 2002 e oggi riunisce 57 soci, tra aziende agricole e Cantine, per un totale di circa 700 viticoltori coinvolti. Con una Docg e tre Dop ha prodotto nel 2023 7,5 milioni di bottiglie.