Banca Etica: dati del rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito”
Milano, 24 gen. (askanews) – Sono oltre un milione i nuclei familiari in Italia – circa il 4,4% delle famiglie – che resta escluso dai circuiti finanziari ufficiali: circa 2,3 milioni le persone non hanno un conto di depositi di nessun tipo, non ha accesso a strumenti finanziari di base, e che presentano profili di fragilità economica tali da diventare facilmente preda dell’usura e della criminalità. Ed è il Sud del Paese ad essere particolarmente penalizzato e a rischio: qui vive l’80 per cento delle famiglie estromesse dai servizi finanziari di base. È quanto emerge dal rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”, curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza.
Il dato aggregato degli italiani che restano esclusi dai rapporti finanziari ufficiali – relativo al 2020 – è superiore alla media europea e diventa allarmante se analizzato su base regionale. La quota di esclusione alla richiesta di mutui e prestiti – vale a dire rifiuti e pratiche incomplete – vede inoltre il Sud del Paese e le Isole segnare rispettivamente tassi del 43% e del 39%, a fronte di un dato nazionale del 21%. Per quanto riguarda poi i numeri della raccolta rispetto agli impieghi, il Mezzogiorno mostra una sperequazione tra le due voci, beneficiando solo del 15% degli impieghi contro un 19,2% di raccolta sul totale nazionale.
Ad evidenziare le difficoltà registrate da famiglie e imprese nell’accesso ai servizi finanziari c’è anche l’Indice di Inclusione Finanziaria elaborato da Banca Etica: nel 2021 si è registrato un peggioramento di ben 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. E le proiezioni sul 2022 prefigurano un ulteriore lieve calo dello -0,7% rispetto al 2021.
La permanente difficoltà di accesso al credito da parte dei cosiddetti soggetti non bancarizzati risente anche della crescente desertificazione bancaria: nel 2022 in Italia hanno chiuso 554 sportelli bancari (-2,6%). Quattro milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale, 6 milioni in località con un solo sportello a disposizione. Sono dati che fotografano una caduta verticale della presenza di presidi “istituzionali” del credito sui territori, peraltro sempre più interessati da forme rischiose e speculative di finanziamento, come la cosiddetta “cessione del quinto”, strumento talvolta utile, il cui impiego impone d’altro canto grande cautela. Oppure rappresentati da società finanziarie borderline, attive ai margini del perimetro più vigilato e formalizzato. In un simile scenario, lavoratori precari e working poors, donne vittime di violenza diventano i target tristemente privilegiati dell’esclusione finanziaria.
Una delle risposte a questa situazione può venire dal microcredito: la ricerca rileva come, nel corso del 2022 sono stati concessi microprestiti a 15.679 beneficiari, per un ammontare complessivo di quasi 214 milioni di euro, grazie al lavoro di promozione di 130 soggetti. Lo strumento, che nelle sue varie forme (microcredito produttivo; microcredito sociale; microcredito per gli studenti; microcredito antiusura) si presta a favorire l’inclusione finanziaria e il contrasto alla povertà, mostra peculiarità e limiti. Da un lato si registra una riduzione di impiego del microcredito sociale, dall’altro il microcredito d’impresa favorisce i giovani (la popolazione under 30 copre l’83% di questi finanziamenti nel 2022) ma non raggiunge la popolazione straniera e migrante (2%). E il divario di genere rimane: solo il 40% dei microcrediti erogati è diretto alle donne.
La ricerca, riporta altre analisi di dati e di scenario, riflessioni e confronti con il panorama dell’accesso ai servizi finanziari in diversi Paesi, e propone anche quali strade andrebbero battute maggiormente per modificare gli andamenti negativi. Innanzitutto quella dell’azione capillare di prevenzione: l’educazione finanziaria è infatti la premessa per rafforzare le capacità di scelta e di gestione delle risorse finanziarie da parte delle famiglie e delle imprese. In secondo luogo quella dello sviluppo di strutture sul territorio in grado di riconoscere le problematiche legate al fenomeno di sovraindebitamento per orientare la persona verso i servizi di assistenza più adatti. Infine, favorire la predisposizione di strumenti finanziari e legali che possano condurre verso la risoluzione del problema: in alcuni casi con la ristrutturazione della posizione debitoria, in altri attraverso una procedura di cancellazione del debito come previsto dalla normativa italiana.
Inoltre il rapporto sottolinea l’opportunità di rafforzare le relazioni tra attività bancarie tradizionali ed enti di microcredito, nonché di garantire il pieno inserimento del tema nella strategia degli stessi istituti bancari e di potenziare i servizi non finanziari di formazione, coaching e mentoring. E si segnala infine, l’esperienza delle banche etiche -Banca Etica in Italia è la prima e l’unica di questo genere- che mostrano come gli istituti di credito possano veicolare la raccolta di risparmio verso progetti mirati e verso attori dell’economia sociale che supportano le persone in condizioni di fragilità, favorendo così percorsi di prevenzione dei default.
Il rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione” è pubblicato da Fondazione Finanza Etica, e incorpora la quinta indagine sull’inclusione finanziaria realizzata da Banca Etica e la 17esima edizione del “Rapporto sul microcredito in Italia” curata da c.borgomeo&co. , analizzando dati provenienti da fonti istituzionali (Banca d’Italia e Istat) e dai contributi delle organizzazioni coinvolte: ad esempio l’analisi della condizione di inclusione finanziaria nelle diverse aree d’Italia, realizzata utilizzando l’Indice di Inclusione Finanziaria ideato da Banca Etica, e l’approfondimento effettuato da Ritmi e c.borgomeo&co. sulla presenza territoriale degli interventi di microcredito, arricchito da una rassegna dei progetti realizzati in Italia nell’ultimo anno.
IL documento è stato presentato a Roma nel corso di una tavola rotonda coordinata da Carlo Borgomeo, presidente di c.borgomeo&co., e alla quale hanno preso parte Magda Bianco, capo del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Banca d’Italia, e Giampietro Pizzo, presidente di RITMI, con le conclusioni affidate ad Anna Fasano, presidente di Banca Etica. (nella foto: Anna Fasano, presidente di Banca Etica nel corso della presentazione del rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”)