Domani vertice di maggioranza su emendamenti, si attende ultimo check Meloni

Roma, 23 gen. (askanews) – Le proposte di modifica sono pronte e sono custodite in una cartellina che il meloniano Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, custodisce gelosamente mentre cammina per i corridoi di palazzo Madama. Due paginette, che contengono sette ipotesi di emendamento che – racconta – sono state predisposte da lui stesso e da Marcello Pera negli ultimi giorni.

Prima, giovedì scorso, se ne era discusso a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni in un vertice che avrebbe dovuto rimanere segreto. Ed è in quell’occasione che la presidente del Consiglio avrebbe dato il via libera all’ipotesi di cambiare la contestatissima (dai costituzionalisti e non solo) norma anti ribaltone, ovvero quella che prevede la possibilità di un ‘secondo premier’ che a differenza di quello eletto avrebbe la facoltà di porre fine alla legislatura. A Fratelli d’Italia non è mai piaciuta, ma era stata la Lega a chiederne l’inserimento: a scriverla sarebbe stato direttamente Roberto Calderoli.

Ora però nel partito di maggioranza relativa sono convinti che il Carroccio possa essere più aperto all’ipotesi di rinunciarvi, anche perché – è il ragionamento di Fdi – ha incassato il primo sì alla ‘sua’ Autonomia e ora tocca al ‘nostro’ premierato. Per entrambi i partiti di maggioranza si tratta di bandiere da sventolare in vista delle Europee: la Lega ipotizza addirittura di avere il via libera definitivo all’Autonomia prima di quella scadenza. Ma nel partito di Meloni in molti prevedono che il passaggio alla Camera non potrà avere accelerazioni almeno fino a quando “la madre di tutte le riforme” non avrà avuto l’ok dell’aula del Senato.

La presidente del Consiglio ha chiesto alla maggioranza di non trasformare il ddl di riforma costituzionale in un “campo di battaglia” e di “evitare fughe in avanti”, ragion per cui i partiti del centrodestra hanno deciso che saranno presentate solo proposte di modifica condivise. La partita, però, al momento è tutta nelle mani di Fratelli d’Italia e non solo perché Balboni, che è anche relatore del provvedimento, ha avuto il compito di mettere nero su bianco le ipotesi di modifica. Un passaggio con il resto della coalizione sarà comunque necessario e dovrebbe essere effettuato in un vertice con i capigruppo di maggioranza e i componenti della commissione che si terrà domani. Prima però i testi predisposti saranno nuovamente messi sotto la lente di ingrandimento di palazzo Chigi.

Balboni non rivela, ma lascia intendere, in che modo potrebbe essere modificata la norma anti ribaltone: un ritorno sostanziale al ‘simul stabunt-simul cadent’ con poche eccezioni, per esempio in caso di impedimento del premier eletto. “E’ – spiega – una ipotesi di aggiustamento di questa norma” per evitare da un lato “che in casi eccezionali si debba tornare alle urne” ma anche “salvaguardare il ruolo che deve avere un premier che, non dobbiamo mai dimenticare, è eletto dai cittadini”. Si ragiona anche sull’ipotesi di accogliere delle proposte dell’opposizione, per esempio sul limite dei due mandati. Di certo, sarà eliminato il tetto del 55% in Costituzione per il premio di maggioranza.

Per presentare gli emendamenti, comunque, ci sarà più tempo del previsto. Non più il 29 gennaio, complice anche il fatto che quel giorno il Senato ospiterà il blindatissimo summit Italia-Africa, ma qualche giorno in più come peraltro richiesto dalle opposizioni.

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