Crescono imprese edili e b&b, in calo imprese commerciali e manifatturiere
In aumento le imprese di costruzione, consulenze aziendali e bed & breakfast. In calo le imprese commerciali, agricole e manifatturiere. Questi sono alcuni dei risultati dei dati di analisi di Movimprese sull’andamento della demografia delle imprese nel 2023, elaborati da Unioncamere e InfoCamere sulla base del registro delle imprese della Camera di Commercio.
“L’aumento di 42mila imprese al termine di un anno molto incerto è un buon risultato – ha commentato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. I settori in cui si è concentrata la maggiore crescita sono stati ampiamente in linea con le aspettative. Soprattutto l’aumento del turismo dovuto alla ripresa post-pandemia, le attività commerciali e di consulenza e, più in generale, le attività professionali, scientifiche e tecniche caratterizzate dalla presenza di capitale umano competente in grado di dare un contributo allo sviluppo”.
In uno scenario economico caratterizzato da crisi e inflazione, da tensioni geopolitiche e innovazione tecnologica, le imprese italiane mantengono un saldo positivo dei pagamenti nel 2023, ma non in tutti i settori di attività.
Delle oltre 42mila imprese registrate nell’ultimo anno, infatti, più del 70% opera in tre macrosettori: costruzioni, turismo e attività professionali. Nonostante le prospettive incerte per i bonus legati al settore edile nel 2023, alla fine degli scorsi dodici mesi ha contato 13.541 imprese in più rispetto all’anno 2022 (+1,62%).
Anche le attività professionali, scientifiche e tecniche sono state forti, con un aumento significativo di 11.000 imprese alla fine del 2023, trainate da un “boom” della consulenza gestionale e amministrativa (saldo positivo di oltre 6.000 attività, variazione relativa dell’8%).
L’anno è stato positivo anche per il settore delle vacanze, con 3.380 esercizi ricettivi in più (+5,13%) e 3.015 bar e ristoranti in più (+0,77%) rispetto al 2022. Anche il settore immobiliare ha contribuito in modo significativo alla crescita, con 5.197 esercizi in più alla fine del 2023 (+1,72%) rispetto all’anno precedente.
Contrariamente a questi risultati positivi, il numero di imprese nei settori tradizionali ha continuato a diminuire. Nel caso del commercio, l’anno 2023 si è chiuso con un calo complessivo di 8.653 imprese (-0,6% su base annua), ma un’analisi più approfondita dei dati mostra che lo scossone in questo settore ha riguardato essenzialmente il commercio al dettaglio, che ha visto quasi 7.700 aziende in meno nel 2023.
L’agricoltura, secondo il bilancio di fine anno, ha registrato in totale 7.546 stabilimenti in meno (-1,05%), mentre il settore manifatturiero ha registrato nel complesso 2.962 stabilimenti in meno (-0,56%). L’andamento di questo settore ha interessato tutti i comparti con la sola eccezione delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine (+1.137 imprese), con una significativa stabilizzazione nella cantieristica navale, nell’aerospazio, nelle ferrovie e tram (+56 imprese) e nelle bevande (+37 imprese).
A livello regionale, l’imprenditorialità è aumentata in tutte e quattro le aree geografiche. Il Sud Italia, con un aumento di 14.948 imprese, ha rappresentato più di un terzo del saldo annuale totale, davanti al Nord-Ovest (+11.210) e al Centro (+10.626).
Bilancio imprenditoriale attivo per diciassette delle venti regioni italiane. In termini assoluti, la Lombardia (+10.562 imprese), il Lazio (+9.710 imprese) e la Campania (+6.351 imprese) hanno registrato le performance migliori. In termini relativi, il Lazio (+1,59%) ha registrato la crescita maggiore, seguito da Lombardia (+1,12%) e Campania (+1,04%).
Decifrando i dati della struttura organizzativa delle imprese si conferma il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale nel corso degli anni: il saldo complessivamente positivo del 2023 si spiega con l’aumento delle società di capitale: in termini assoluti, 57.846 imprese in più, lo stesso +3,1% registrato nel 2022. D’altra parte, il numero di imprese individuali, che rappresentano la metà (50,6%) delle imprese esistenti, è diminuito di quasi 2.000 unità, ovvero di quasi lo 0,1% in termini relativi.
Ciro Di Pietro
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