Si riaccende lo scontro politico tra maggioranza e opposizione
Roma, 14 dic. (askanews) – Il via libera del Parlamento Ue al riconoscimento della genitorialità in tutta l’Unione europa, che mira a far sì che nessun bambino sia discriminato a causa della famiglia di appartenenza o del modo in cui è nato, ha riacceso lo scontro politico e spaccato gli euro-parlamentari di Fi nel Ppe (il gruppo dei Popolari europei si è espresso a larga maggioranza a favore).
L’appello di Vincenzo Sofo di Fdi-Ecr, che ha chiesto ai colleghi del Ppe di votare in modo “compatto contro questo regolamento perché non possiamo consegnare ai nostri figli una società nel quale tutto, compresi donne bambini e persino feti, può essere oggetto di compravendita”, non ha sortito l’effetto sperato. E alla prova del voto, hanno votato contro la proposta tre eurodeputati Fi-Ppe (Francesca Peppucci, Stefania Zambelli e Massimiliano Salini) e in sei a favore (Adinolfi, Chinnici, Martusciello, De Meo, Mussolini). Anche Dorfman della Svp, che non è nel centrodestra in Italia ma è nel Ppe a Strasburgo, si è espresso a favore.
Un tema incandescente per la maggioranza del governo Meloni e subito i parlamentari di Fdi e Lega sono andati all’attacco.
La responsabile ‘Famiglia e Valori non negoziabili’ di Fratelli d’Italia, Maddalena Morgante, non ha usato mezzi termini: “La scelta del Pd e del M5S di votare a favore alla proposta di regolamento Ue per la creazione di un certificato europeo della genitorialità è dichiaratamente una scelta fatta per raggiungere l’obiettivo di poter legittimare il ricorso all’utero in affitto. Non possiamo accettare la strumentalizzazione del corpo della donna, non possiamo accettare che i bambini diventino merce di scambio. Continueremo a batterci perché questa brutale pratica non venga utilizzata e i diritti umani, conseguentemente, tutelati”. Ha detto ‘no’ alle “forzature” sulla famiglia l’europarlamentare della Lega, Danilo Oscar Lancini, il quale ha accusato l’Europa di “ipocrisia”.
Di tono diametralmente opposto, Pd e M5S. Il Dem Giuliano Pisapia, vicepresidente commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo: “Oggi è un giorno importante per tutti i cittadini europei che credono nella civiltà del diritto e dei diritti civili. Tutti i Paesi Ue saranno tenuti a riconoscere la genitorialità indipendentemente da come è stato concepito il bimbo o a quale famiglia appartiene. E’ da augurarsi che forze sostenitrici – a parole – dell’uguaglianza dei diritti dei minori, ma in pratica contrari alla sua pratica applicazione – abbondino posizioni ideologiche e sappiano veramente guardare all’unico ed esclusivo interesse delle bambine e bambini”.
Per la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S e coordinatrice del Comitato Diritti civili e Politiche di genere, il voto del Parlamento europeo sul riconoscimento della genitorialità in tutta la Ue “smentisce in un sol colpo tutta la retorica di Giorgia Meloni sulla cosiddetta ‘famiglia tradizionale’, che contrariamente alla sua propaganda nessuno ha mai attaccato. È triste constatare che il nostro Paese è tra i pochi ad essere condannato ad avere una destra retrograda e medievale che sul tema dei diritti guarda più ad Orban che all’Occidente progredito. Il voto ha visto il sì di gran parte dei popolari europei: quando anche in Italia avremo una destra liberale capace di concepire i diritti come un fondamento della democrazia e una opportunità per tutti, sarà sempre troppo tardi. Desidero ringraziare sinceramente tutta la delegazione M5S al Parlamento Europeo per l’intenso lavoro svolto per arrivare a questo voto finale”.
Il riconoscimento non prevede alcuna modifica alle leggi nazionali sulla famiglia, ma si applica solo ai movimenti transfrontalieri. Secondo quanto previsto nel testo approvato dagli euro-deputati, quando si tratta di stabilire una genitorialità a livello nazionale, i Paesi membri potranno continuare a decidere se accettare o no situazioni specifiche, come ad esempio la maternità surrogata, ma saranno tenuti comunque a riconoscere sul loro territorio la genitorialità così come stabilita da un altro Paese dell’Ue, per i residenti di quel Paese indipendentemente da come il bambino è stato concepito, è nato o dal tipo di famiglia che ha.
Dopo aver consultato il Parlamento, i governi degli Stati membri dovranno trovare un accordo, all’unanimità, sulla versione finale della normativa.