Storie di manager itineranti e felici…
Roma, 11 dic. (askanews) – Tempo e mobilità sono i veri asset dei nomadi digitali, i pionieri di una nuova era, nella quale il lavoro non è più sinonimo di profitto e percorsi limitanti, ma si arricchisce della dimensione adrenalinica del viaggio e delle passioni che diventano professioni. Benessere, qualità di vita e, soprattutto, libertà sono i valori chiave che ispirano il manifesto dei Nomadi Digitali: dipendenti, imprenditori e manager che hanno sposato la filosofia del lavoro itinerante, sempre e dovunque, da qualsiasi dispositivo. E proprio questi valori sono il filo conduttore delle dieci puntate della serie disruptive “Si fa presto a dire Nomadi digitali”, realizzata dall’Audio Factory Dr Podcast e fruibile su tutte le piattaforme di streaming audio: Spotify, Spreaker, Apple Podcast, e Amazon Music.
Una filosofia rivoluzionaria alla portata di tutti.
Intervistato d’eccezione sarà Alberto Mattei, Presidente dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali e massimo esperto in tema di nomadismo digitale in Italia, che attraverso la sua esperienza e le testimonianze di cinque nomadi digitali racconterà in che modo questa filosofia sta rivoluzionando la geografia e l’economia del remote working.
“Il nomadismo digitale è un fenomeno in forte crescita, sia a livello globale che italiano. Tuttavia, viene affrontato spesso con una scarsa consapevolezza. Ecco perché, con questa serie, miriamo a comunicare in modo realistico e coinvolgente la reale visione di questo movimento, mostrando tutti i vantaggi, ma anche le criticità e le esigenze dei remote worker, attraverso le storie di chi con coraggio ha abbracciato questo stile di vita”, ha spiegato Mattei.
Durante le prime cinque puntate, Mattei risponderà alle domande fondamentali per definire il nomadismo digitale, illustrando le opportunità che questo movimento offre, sia ai singoli individui che a interi Paesi, ad esempio attraverso il networking culturale e la condivisione trasparente di competenze e Know-How. Lo story telling delle successive puntate si svilupperà attraverso le testimonianze di cinque nomadi digitali, che racconteranno come questa filosofia di vita sia concreta e accessibile, anche per coloro che hanno una famiglia, una carriera o un posto del cuore dal quale partire.
I nuovi nomadi digitali si raccontano.
A dare voce alle loro storie saranno proprio cinque professionisti che hanno abbracciato con coraggio questo stile di vita non convenzionale, ridisegnando le loro vite: Ilaria Cazziol, Giuseppe Masili, Piera Mattioli, Maria Scarzella Thorpe, Davide Benaroio, Francesca Pozzan.
Ilaria sceglie un viaggio di sola andata, Giuseppe il nomadismo in formato famiglia.
Il minimo comun denominatore delle storie al centro della mini serie è sicuramente la voglia di benessere e di libertà: Ilaria Cazziol, Freelance Content Writer, Brand Storyteller e Co-Founder di Viaggiosoloandata.it, decide di licenziarsi da un’agenzia di comunicazione per intraprendere, con il suo compagno, un “viaggio solo andata”, e inizia a raccontare le sue storie da nomade digitale. Giuseppe Masili, Consulente Web Marketing, Social Media Marketing, Ricercatore e Docente, opta invece per un nomadismo in formato famiglia, raccontando come ha trovato l’equilibrio perfetto tra famiglia, lavoro, viaggio e divertimento.
Inversione di rotta per Maria, mete lontane per Davide, Elisir di benessere per Francesca.
Una decisa inversione di rotta anche quella di Maria Scarzella Thorpe, Workplace Strategist & Event Producer, che dopo un decennio di esperienze internazionali, oggi aiuta Team e aziende a essere sempre più connessi per massimizzare produttività ed efficacia grazie a retreat aziendali e percorsi di formazione. La sua è anche una call to action alle aziende affinchè sposino un modello di lavoro sempre più flessibile e adatto ad attrarre il talento dei nuovi nomadi digitali. E ancora: Davide Benaroio, Senior Product Manager & Photographer, ha 29 anni e sperimenta per la prima volta il remote working durante la pandemia. Si innamora sempre più di questa nuova modalità di lavoro, fino ad esplorare destinazioni sempre più lontane, scoprendo, passo dopo passo, ciò che lo rende davvero felice.
Anche Francesca Pozzan, formatrice per aspiranti Travel Designer e Direttore Tecnico di agenzia viaggi, dopo dieci anni di lavoro dipendente decide di cambiare tutto diventando freelance, spinta dalla voglia di maggiore indipendenza, ma anche di ritornare a stare bene. Grazie a lei scopriremo quanto il nomadismo digitale possa diventare un vero elisir per il benessere psico-fisico, fino a influenzare positivamente anche la vita professionale.
Mobilità lavorativa ad alto valore aggiunto.
I profili dei cinque nomadi digitali rappresentano alcuni degli aspetti salienti emersi anche dal Secondo Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali: svolgono professioni a elevato valore aggiunto, hanno scelto la dimensione dei piccoli centri urbani in nome della ricerca della felicità e di un maggior Work Life Balance.
Ecco, infatti, alcuni dei dati in primo piano nel Secondo Rapporto: il 46% dei remote worker ha già fatto esperienze di nomadismo digitale, mentre il restante 54% dichiara di volerlo fare nel prossimo futuro. La maggior parte dei nomadi digitali lavora in settori ad alto valore aggiunto, con competenze che spaziano dal mondo della comunicazione, all’insegnamento e all’information technology. Sono solo alcuni dati emersi dal Secondo Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali.
L’Italia dei borghi conquista i remote workers.
L’Italia risulta una destinazione attraente agli occhi dei nomadi digitali: il 43% degli intervistati sceglierebbe il Sud Italia e le Isole come destinazione privilegiata, il 14% una destinazione del Centro Italia e solo il 10% il Nord Italia. Ma non solo. Il 93% degli intervistati ha risposto di essere interessato a vivere la propria esperienza da nomade digitale soggiornando per periodi di tempo variabili in piccoli comuni e borghi dei territori marginali e aree interne del nostro Paese, considerati luoghi dove la qualità della vita è migliore, rispetto ai grandi centri urbani.