A livello più basso ultimi 10 anni nel Mediterraeo e nel Mar Nero
Roma, 7 dic. (askanews) – La pesca eccessiva nel Mediterraneo e nel Mar Nero è scesa al di sotto del 60%, il livello più basso degli ultimi dieci anni. E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato oggi dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (GFCM) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Per la prima volta, il rapporto di quest’anno include anche dati sul settore dell’acquacoltura marina della regione.
Sebbene quindi la pesca eccessiva rimanga una preoccupazione, il rapporto sullo Stato della pesca nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero 2023 (SoMFi 2023) registra un calo del 15% nell’ultimo anno, un miglioramento coerente con una continua riduzione della pressione di pesca, che è scesa del 31% dal 2012.
La GFCM, un’organizzazione regionale di gestione della pesca, è responsabile della pesca di cattura selvatica e dell’acquacoltura in acque marine e salmastre nel Mediterraneo e nel Mar Nero. La pesca e l’acquacoltura insieme hanno prodotto quasi 2 milioni di tonnellate di prodotti ittici nel 2021. Dal punto di vista economico, hanno generato ricavi per oltre 20 miliardi di dollari e sostenuto 700.000 posti di lavoro lungo la catena del valore.
Sebbene lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici sia diminuito in modo significativo, la pressione della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero è ancora al doppio del livello considerato sostenibile. Tuttavia, il rapporto dimostra anche che la continua attenzione sull’espansione dei piani di gestione e delle misure tecniche e spaziali sta dando risultati positivi per le principali specie commerciali.
Gli stock di nasello nel Mediterraneo, di rombo nel Mar Nero e di sogliola nel Mar Adriatico, tutti coperti da piani di gestione dedicati, hanno mostrato una notevole riduzione della pesca eccessiva, alcuni di loro hanno già mostrato segni di ricostituzione della biomassa. Alcuni stock soggetti a piani di gestione mostrano una riduzione della pressione di pesca superiore alla media. Ad esempio, si registra una riduzione del 77% per la sogliola nel Mar Adriatico, che ha ormai raggiunto tassi di sfruttamento sostenibili, e una riduzione del 73% per il rombo chiodato nel Mar Nero.
In tutta la zona, le catture sono ancora in gran parte dominate da piccoli pesci pelagici, principalmente acciughe e sardine europee. Nel Mediterraneo, 55 specie costituiscono il 90% delle catture, mentre nel Mar Nero solo cinque specie rappresentano la stessa proporzione. I livelli complessivi di produzione della pesca di cattura sono rimasti stabili negli ultimi anni, con la Turchia, seguita da Italia e Tunisia, che ha registrato il maggior numero di sbarchi.
Le navi di piccole dimensioni costituiscono la stragrande maggioranza della flotta peschereccia e forniscono più della metà dell’occupazione totale. Sebbene rappresentino solo il 15% circa delle catture, queste navi rappresentano quasi il 30% delle entrate totali.
A differenza della pesca di cattura, il settore dell’acquacoltura marina della regione sta crescendo in modo significativo. La produzione dell’acquacoltura in acque marine e salmastre è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni, aumentando del 91,3%, con ricavi in aumento del 74,5%. I tre principali metodi di produzione utilizzati sono le gabbie marine, gli stagni e l’allevamento in sospensione, mentre le specie più comunemente allevate sono l’orata, la spigola e la cozza mediterranea. Turchia, Egitto e Grecia sono, nell’ordine, i tre maggiori produttori regionali, e insieme rappresentano il 71% del volume totale.