Intervista all’Ad Veronesi: in Italia 50 enoteche entro 2025, +47%

Milano, 1 dic. (askanews) – Seppur lo sciovinismo vada scemando, per il vino, almeno dal punto di vista simbolico, la Francia non è certamente un luogo neutro così come non lo è Parigi per il “bon vivre”, di cui il vino è da sempre parte integrante. Dunque, aprire nella Ville Lumiere una catena di negozi che vendono tra le 1.500 e le 2.000 etichette delle nostre Cantine è un passaggio, sempre rimanendo sul piano simbolico, non certo da poco. Ancor meno lo è un negozio monomarca italiano che insieme con i vini italiani vende ai francesi il loro Champagne, rappresentato da una settantina di referenze. Per farlo bisogna avere la forza e la lungimiranza di un Gruppo come Calzedonia (a breve, Oniverse), che ha sempre saputo vedere lontano e ha costruito un impero nel retail. E così il 1 dicembre Signorvino è sbarcato nel pieno centro di Parigi, con un bel locale di 700 mq su tre piani (più dehors dalla primavera 2024) e quasi 170 coperti in Place Saint Michel, a due passi da Notre Dame, in un palazzo di proprietà che negli ultimi due piani ospiterà il quartier generale di Calzedonia/Oniverse Francia.

“Eravamo venuti a Parigi con l’idea di cercare la sede del Gruppo ma quando abbiamo trovato questo palazzo ci siamo resi rapidamente resi conto che sarebbe stata la location perfetta per Signorvino” racconta ad askanews l’amministratore delegato Federico Veronesi, presente a Parigi con il general manager Luca Pizzighella, aggiungendo che “nella capitale francese pensavamo in realtà di aprire una delle nostre enoteche un po’ più avanti ma gli studi fatti ci hanno rassicurato. E poi noi – evidenzia – proponiamo la cucina italiana che è quella più diffusa al mondo e ai prezzi competitivi che offriamo può essere un traino importante per il nostro vino, che i francesi, anche se non lo dicono in giro, amano e consumano tanto”.

L’approdo all’estero di Signorvino era stato anticipato il 9 novembre scorso dall’apertura di un punto vendita nel centro commerciale Westfield Chodov di Praga, in Repubblica Ceca, a cui ne seguirà a breve un altro in pieno centro storico. “Nella nostra testa Signorvino è nato per l’estero, per promuovere e valorizzare il nostro vino lavorando sul grande appeal dell’italianità” prosegue il Ceo, spiegando che “abbiamo però voluto farci prima le spalle grosse in Italia, che riteniamo il mercato più difficile, per poi andare fuori una volta pronti”. “Questo è dunque un po’ un banco di prova, e se troviamo un ‘balance’ interessante, se risponde bene e capiamo che il progetto ha un valore aggiunto, si aprono fronti importantissimi dove riteniamo ci siano grandi potenzialità, come gli Stati Uniti e la Cina, magari utilizzando Los Angeles per arrivare a New York, e Hong Kong come ponte di lancio per l’Asia” prosegue il manager classe 1992 proprietario del brand assieme alla famiglia, sottolineando che “la verità però è che dobbiamo prima vedere come va qui”, ma anche preannunciando che l’idea è già quella “di consolidare la nostra presenza a Parigi con altri negozi, perché la città è enorme e questo che abbiamo inaugurato sarà il flagship”. Il programma di espansione negli altri Continenti dovrebbe comunque essere anticipato dall’apertura di punti vendita in altre capitali europee.

Ma anche senza l’estero, il quadro per la “grande Cantina italiana” nata nel 2012 da un’idea di Sandro Veronesi e che oggi conta su 34 “enoteche con cucina” in tutta il Paese, appare più che positivo. “Quest’anno, tranne qualche sofferenza a novembre, siamo andati sempre bene, e penso che potremmo chiudere il 2023 con un giro d’affari complessivo che si aggira intorno agli 80 milioni di euro e un fatturato oltre i 60 milioni anche grazie alla spinta venuta dall’apertura di diversi negozi”. “L’ultima è stata quella al ‘Merlata Bloom’ a Milano (la settima se si considera il territorio della Città metropolitana, ndr) – prosegue l’Ad – e le prossime saranno nel ‘Pompei Maxi Mall’ di Napoli, e in un centro commerciale a Torino: l’idea è quella di arrivare tra il 2024 e il 2025 a 50 negozi (+47%, ndr).

Per il locale nel celeberrimo Quartiere Latino, che arriverà ad impiegare tra i 30 e i 40 dipendenti, i fornitori saranno gli stessi delle enoteche italiane: “Sono tra i 500 e i 600 produttori, alcuni dei quali con noi dall’inizio perché hanno sposato questo progetto, e altri che, non avendo i volumi per avere continuità, vanno e vengono” continua il Ceo, chiarendo che lo Champagne “è stato pensato principalmente per il mercato italiano, perché sulla bollicina di fascia alta, diciamo sopra i 70 euro, in Italia abbiamo pochi prodotti ed essendo noi un negozio premium dovevamo occupare questo segmento così richiesto”.

Con piccoli aggiustamenti, che sono in realtà ammiccamenti alla cultura francese, dai tavolini tipici del bistrot all’acqua in caraffa, anche nella capitale francese, Signorvino proporrà la sua formula di luogo accogliente e facilmente accessibile, dove chiunque, non solo il wine-lover, può fare l’aperitivo, mangiare e/o comprare una bottiglia, con un’offerta attenta al rapporto qualità/prezzo e che vuole attirare i giovani. Come in Italia, completano l’offerta eventi a tema, degustazioni e incontri con i produttori.

Nel 2022, il 65% dei 55 milioni di fatturato delle enoteche è stato fatto sulla ristorazione e il 35% sul vino (negozi e e-commerce). “Penso che a Parigi potremmo essere ancor più sbilanciati sulla ristorazione, che, soprattutto nel primo periodo, potrebbe attecchire meglio, magari accompagnata da un buon consumo di vino al tavolo: quindi potremmo aggirarci su un 80% ristorazione e 20% vino” evidenzia l’Ad, senza escludere che tra i clienti possano esserci anche i (tanti) turisti italiani “che in Signorvino trovano un porto sicuro, dove sanno cosa vanno a mangiare e a bere: è il vantaggio delle catene che ci sta premiando anche nel nostro Paese”.

Anche considerato il prezzo maggiore tra il 10 e il 15% rispetto ai negozi di casa nostra, le bottiglie italiane in vendita nello store parigino rimangono assai concorrenziali rispetto a quelle francesi. “Dai francesi abbiamo solo da imparare sul posizionamento dei vini, ma nella fascia media, tra i 20 e i 30 euro, l’Italia esprime un rapporto qualità-prezzo molto alto e questo lo sanno anche loro: noi vogliamo puntare proprio su quella fascia di prezzo dove siamo davvero molto competitivi” spiega ancora ad askanews Federico Veronesi, che oltre alla responsabilità di Signorvino ha anche quella di Tezenis, altro marchio del gruppo di famiglia che ha chiuso il 2022 con oltre tre miliardi di fatturato, di cui il 58,5% realizzato fuori dall’Italia.

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